2 agosto 2007

La storia del cinese

Un povero cinese suscitava la gelosia dei più ricchi del paese perché possedeva uno straordinario cavallo bianco. Ogni volta che gli offrivano una fortuna per acquistare l'animale, il vecchietto rispondeva: "Questo cavallo è molto più di un animale per me, è un amico, non posso venderlo". Un giorno, il cavallo sparì. I vicini radunati davanti alla stalla vuota, diedero il loro parere: "Povero idiota, dovevi prevedere che ti avrebbero rubato quella bestia. Perché non l'hai venduta? Che sfortuna!". Il contadino si mostrò più circospetto: "Non esageriamo", disse. "Diciamo che il cavallo non si trova più nella stalla. E' un dato di fatto. Tutto il resto è solo una vostra valutazione. Come faccio a sapere se è una fortuna o una sfortuna? Noi conosciamo solo un frammento della storia. Chi può sapere cosa succederà?". La gente prese in giro il vecchio. Da molto tempo lo consideravano un sempliciotto. Quindici giorni dopo, il cavallo bianco tornò. Non l'avevano rubato, era semplicemente scappato in campagna e di ritorno dalla fuga aveva portato con sé una dozzina di cavalli selvaggi. I paesani si assembrarono di nuovo: "Avevi ragione, non era una sfortuna, ma una benedizione".

I paesani si allontanarono, convinti che il vecchio sragionasse. Ricevere dodici bei cavalli era inevitabilmente un dono del Cielo. Chi poteva negarlo? Il figlio del contadini iniziò a domare i cavalli selvaggi. Uno di questi lo gettò a terra e lo calpestò. I paesani vennero ancora a dare il loro parere: "Povero amico! Avevi ragione, questi cavalli selvaggi non ti hanno portato fortuna. Adesso il tuo unico figlio è storpio. Chi ti aiuterà dunque nella vecchiaia? Sei davvero da compatire". "Vedremo", ribatté il contadino, "non precipitiamo le cose. Mio figlio ha perso l'uso delle gambe, tutto qui. Chi può dire cosa ci riserverà questo? La vita si presenta a pezzettini, nessuno può predire il futuro". Qualche tempo dopo, scoppiò la guerra e tutti i giovani del villaggio furono arruolati nell'esercito, tranne l'invalido. "Vecchio", si lamentarono i paesani, "avevi ragione, tuo figlio non può camminare ma resta con te, mentre invece i nostri figli vanno a farsi ammazzare".

"Vi prego", rispose il contadino, "non giudicate così in fretta. I vostri giovani sono stati arruolati nell'esercito, il mio resta a casa, è tutto quello che possiamo dire. Dio solo sa se è un bene o un male".

1 commento:

  1. Questa storiella era appesa alla bacheca del convento dei Missionari di Maria e non so chi ce l'aveva appesa e nemmeno da dove l'aveva presa. So solo che è davvero carina e soprattutto la ritengo verissima.

    Ogni qual volta una persona fa qualcosa viene giudicata, in modo positivo o negativo, dagli altri. Questa cosa ce l'abbiamo proprio nel DNA e questa storiellina ci vuole proprio mettere in guardia dal giudizio, brutto viziaccio che purtroppo seguiamo troppo spesso.

    A mio parere, il giudizio è una sorta di "mettersi al posto di Dio, solo vero e unico giudice Giusto, e sentirsi superiori agli altri tanto da emettere sentenze".

    Mamma mia quante volte lo faccio io! :D Azzo!

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