30 ottobre 2007

Chi lascia la strade vecchia per la nuova...

Chi lascia la strada vecchia per la nuova...
...sa cosa lascia ma non sa che cosa trova!

Vecchio detto delle mie parti, davvero saggio. E in questi tempi di ripartenze mi fa pensare un po'.

29 ottobre 2007

Lasciare il vecchio, amare il nuovo

Incontriamo resistenza da parte degli altri quando davvero cambia qualcosa di sostanziale nella nostra vita, quando cambiano quasi le fondamenta e si vanno a toccare tasti che gli altri non si aspetterebbero mai che fossimo andati a toccare.

Incontriamo resistenza quando cerchiamo di abbandonare il vecchio per accogliere cose nuove. Il vecchio non se ne vuole andare, non si vuole staccare e non vuole che tu ti stacchi da lui. Non intendo i vecchi amici in quanto tali, intendo i vecchi comportamenti che uno è solito tenere con certe persone, i vecchi ragionamenti che contraddistinguevano la persona, le vecchie passioni, sarebbe a dire "il solito", sarebbe a dire "l'etichetta". No, quell'idea di te che da tempo hai costruito e che gli altri hanno costruito di te non se ne vuole andare, e nessuno vuole che se ne vada. Ti hanno già conosciuto: sanno tutti chi sei. Non è possibile che le cose cambino.

E nessuno vede il nuovo, nessuno a volte è disposto ad osservare la nuova piantina che sta crescendo dentro di te e che tu, contento di vederla spuntare, cerchi di innaffiare tutti i giorni perchè sai bene che ancora essa è molto fragile e che il primo forte temporale potrebbe farla seccare.

Eppure hai sofferto per distaccarti dal vecchio, eppure eri attratto dal nuovo, terribilmente attratto, incredibilmente attratto da ciò che molti direbbero quasi follia. Perchè sentivi che quel distaccarsi dal vecchio portava ad un nuovo grande ed infinito, immenso, tutto da scoprire. Il vecchio puzzava di stantio, di morto, di acqua stagnante: il nuovo profumava di avventura, di bello.
16 Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. 17 né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano (Mt 9)

26 Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. (Lc 14)
Il vecchio aveva già dato quel che doveva dare ed ancora conserva e dà ciò che deve. Ma è giunto il momento di riempirsi di nuovo, di divenire il nuovo. Ed il nuovo non lo si conosce. Però, da lontano se ne sente il profumo, se ne ipotizza la fragranza... e tutto ci spinge verso quel vino nuovo che ci inebrierà ancora come era accaduto a suo tempo col vino vecchio. Ma in un modo nuovo, diverso.

Se abbiamo paura di qualche piccola o grande sofferenza, se abbiamo paura del giudizio degli altri, o se siamo legati al vecchio e non abbiamo nessuna intenzione di staccarcene, potremmo non conoscere nessun altro vino se non quello a cui ci siamo abbeverati fino ad oggi. Ovvero, come ha detto Gesù
37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. (Mt 10)
Ma se tanto tanto abbiamo dentro al cuore il desiderio di qualcosa di più, saremo presto sommersi da un otre di vino nuovo e ancora di più, diverremo anche noi un'otre per contenere tanto vino quanto possiamo per poterlo donare agli altri ed insieme essere sempre briachi, ovvero nella Gioia Vera.

Perchè c'è chi cerca costoro che hanno sete per dar loro da bere e per sfamarli e per saziarli con un cibo che non hanno mai assaggiato e che nemmeno si immaginano. Costui va incontro a coloro che hanno sete, li cerca e li sfama. Non li lascia mai. Esattamente come ha promesso.

27 ottobre 2007

Metafora della vita


Bellissimo questo slideshow trovato per caso a questo indirizzo. E' una splendida metafora che rispecchia molto il mio modo di vivere e di vedere la vita.

25 ottobre 2007

I più vicini, i più lontani

A volte gli amici più vicini, le persone più care, che sono fisicamente le più vicine, possono incredibilmente essere le più lontane dal nostro cuore e da tutto ciò che esso sente, percepisce, registra durante il viaggio quotidiano.

E' una cosa molto strana, a volte, a pensarci bene, mi sembra anche piuttosto brutta, addirittura molto pericolosa: è come se si verificasse una brutta dissonanza tra la vita reale e ciò che uno si porta dentro.

Credo che tale circostanza generi sofferenza e fatica e credo che la via della rappacificazione fra la proprio vita concreta e ciò che uno custodisce dentro al cuore, sia una ed una sola: far uscire tutto quel che il cuore detta, farlo uscire in tutte le maniere e condividerlo con gli altri. Per quanto questa cosa può essere non facile, credo che sia proprio la via della liberazione.

Tale strategia fa essere più veri con se stessi, anzi, fa essere veri con se stessi perchè fin quando non si agisce così, non siamo in fondo in fondo veri con l'essenza stessa del nostro essere, con quello per cui siamo stati concepiti e creati. Diventando dunque ciò che pensiamo, crediamo e speriamo, diventiamo uomini liberi, indipendenti, uomini che camminano in piedi, con proprie idee, proprie motivazioni nell'agire, nel dire, nel pensare. E questa è la faccia bella della medaglia.

La faccia brutta è l'altra, quella opposta: quando si inizia a buttare fuori tutto quel che sentiamo dentro e rispondiamo così a quella forza d'Amore che muove il nostro cuore e i nostri passi durante la vita, troviamo resistenza da parte degli altri ed in particolar modo di tutte quelle persone che spesso vivono gomito a gomito con noi. Questo da una parte è normale perchè nessuno pensa mai che l'altro cambi e nemmeno gli lasciamo spazio per cambiare, nemmeno permettiamo a noi stessi di pensare che gli altri possano cambiare: abituati come siamo ad etichettare tutto e tutti, difficilmente staccheremo certe etichette a chi, ormai, per noi, è stato incasellato, inquadrato, studiato, classificato.

Quanto sbagliamo quando agiamo così! Perchè l'uomo è sempre costantemente realtà in divenire, realtà dinamica e non statica, realtà complessa, ed ogni uomo è davvero un oceano a se stante che, seppur simile al resto degli uomini, sembra a volte completamente diverso. L'uomo, per crescere ha bisogno di spazio, di aria, di libertà, ha bisogno di sbagliare, di correggersi, di prendere sulla propria testa il sole e l'acqua... e piano piano prende forma, una forma sempre diversa, tutti i giorni. Non accade forse questo anche per quanto riguarda il corpo? Ed anche per la mente ed il cuore accade la stesa cosa, ma in maniera più nascosta.

Dunque però, questa resistenza che incontriamo, che è impossibile non incontrare se scegliamo di seguire ciò che è scritto nelle profondità di noi stessi, sembra sia il prezzo obbligatorio da pagare per divenire uomini liberi, svincolati, consapevoli del proprio cammino.

37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. (Mt 10)

Questa resistenza è appunto quella di cui parlava Gesù. E Gesù è stato chiaro. E' una resistenza che durante il corso della vita la si incontra sempre, e più si scava e si giunge in profondità nel discorso con se stessi e con Dio, e più che si incontrano ancora altre resistenze, dentro e fuori di noi.

Beh, tocca a noi scegliere se vogliamo divenire, piano piano, uomini liberi, e quanto liberi vogliamo diventare. Noi possiamo scegliere dove fermarsi nell'acquisto di questa libertà. Ed ogni sosta ha i suoi pregi e i suoi difetti: basta che, una volta scelta la piazzola dove decidiamo di sostare, non ci lamentiamo con gli altri di questa nostra scelta ma rimaniamo saldi nella nostra decisione.

La via migliore sarebbe... di non fermarsi mai, ma, pur essendo la via più bella ed affascinante, è anche la via più solitaria e difficile da seguire.

A noi, a noi soltanto la scelta. A noi soltanto.

23 ottobre 2007

Cos'è Amore?


Amore non sente peso, non conosce fatica, vuol far più di quello che può, non si lascia fermare dall’impossibilità, perché pensa che tutto gli sia possibile e permesso. Amore è quindi capace di tutto e compie molte imprese e sovrasta ogni sentimento, mentre chi non ama rinuncia e si accascia. Amore è vigilanza e, pur nel sonno, veglia. Affaticato, non si stanca; represso non si lascia soffocare; minacciato non si turba ma divampa più alto come una splendida fiamma, e passa oltre sicuro.

Tommaso da Kempis ( chi è? )

20 ottobre 2007

Nel perdono si rinasce


Ah quanto è bello quando, pur avendo commesso nei confronti di qualcuno un torto, si viene perdonati!

Sentirsi perdonati, riaccolti, sentirsi amati nell'errore e nello sbaglio, è uno delle cose più belle, più liberatorie che esistano sulla faccia della terra! E' una delle sensazioni più fantastiche, è come se qualcuno ci ridonasse nuova vita e ci togliesse quel peso che da tempo ci portavamo dietro e che ci teneva legati, imbavagliati, quel peso che, volendo o non volendo, ogni tanto si riaffacciava nella nostra mente e ci faceva male perchè sapevamo di non aver fatto il bene.

E questo peso dalle spalle può togliercelo soltanto colui al quale abbiamo fatto del male! Il nostro pentimento già ci rimette sulla strada giusta perchè riconosciamo di aver commesso un torto, dunque ci diamo la colpa... ma il peso rimane sempre lì, anzi, avendone presa coscienza adesso è ancora più pesante da portare appresso perchè siamo consapevoli del male procurato.

Possiamo dunque soltanto rimetterci alla bontà di colui che abbiamo offeso o che è stato danneggiato da noi, dalle nostre parole, dal nostro comportamento. Costui ha il potere di scioglierci da quel peso e nella misura in cui lo fa con amore, perdonandoci di cuore, ci sentiamo tanto più liberi e riamati e possiamo ripartire con un nuovo slancio, una marcia in più e possiamo guardare al futuro con una nuova speranza.

Quando sentiamo di essere amati potentemente, pur nei nostri piccoli o grandi sbagli, è soltanto allora che si può dire "Da oggi cambio, ho sbagliato, ma adesso ho capito. Posso ricominciare ancora. Ma da oggi cambio. Oggi è un altro giorno, è un'altra storia che inizia".

19 ottobre 2007

Il senso della vita

La vita è un dono.
Nessuno infatti sceglie di venire a questo mondo.
Molti giorni passiamo a chiederci quale sia il senso della vita
e cosa sia bene fare di questo tempo.


La vita è un dono,
ed è fatta per essere ridonata.
Nel donarsi si trova tutto il senso della vita.

« Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date » (Mt 10,8)

18 ottobre 2007

La canoa

Seppur l'uso canoa possa a volte risultare faticosa, poco sicura e sicuramente non un mezzo per compiere lunghi viaggi, essa ha notevoli vantaggi in quanto alla possibilità di potersi avvicinare, addirittura quasi sfiorare la costa e permette di godere di ogni profumo della vegetazione e di ogni splendida vista tipica della zona.

Remare adagio ammirando ogni dettaglio di ciò che sta attorno e lo stupore e la meraviglia crescono velocemente per ciò che si riesce a scorgere.

Remare adagio con le braccia e con il cuore, per farlo riposare e farlo entrare in sintonia col silenzio che c'è intorno ed ascoltare il silenzio scoprendo parole mai dette e mai scritte cariche di significato.

Remare adagio e ricaricarsi per poi tornare a remare forte ed andare via da lì ed osservare l'acqua che s'increspa e che la piccola canoa fa fatica a dividere per formarsi un passaggio.

Remare adagio e riflettere per cercare di capire cose non ancora comprese, per vedere dentro di se quel che ancora non si è scorto, per gioire e ringraziare per tutto quel che ci circonda, che ci passa dentro, per quel poco che siamo noi.

La canoa è simbolo del camminare da soli. Certo non ci si può inoltrare nel mare sconfinato da soli, sarebbe da pazzi: ci si può però trastullare tra la tanta costa che c'è da esplorare, e divertirsi e godere di quegli attimi ed assaporare tutto quel che la natura, il mare, il vento, possono offrire ad un viandante in cerca di se stesso.

17 ottobre 2007

Domande quotidiane

Che senso ha avere una casa immensa se è vuota e senza vita?
Che senso ha avere tanti soldi ed usarli tutti quanti per godere fin quanto si può godere?
Che senso ha sudare e faticare se non per rendere la vita migliore anche agli altri?
Che senso ha la vita senza qualcuno che ti sorride accanto e che ti comprende e che ti ama per come sei?
Che senso ha darsi delle regole e rimanere schiacciati dalle regole stesse che abbiamo accettato di seguire?

Ma quanto è bello quando il tuo sguardo incontra un altro sguardo ed essi si intendono subito, e ti senti improvvisamente compreso e amato!
Quanto bello far sorridere e far ridere qualcuno quando è un po' triste!
Quanto è bello faticare e sudare per riuscire ad ottenere qualcosa!
Quanto è bello quel senso di libertà profondo che dà lo scorgere del cielo al tramonto, quando la giornata è giunta alla fine!

13 ottobre 2007

Sudore e fatica


A volte, più che far parte di un equipaggio di una bella barca a vela, funzionante, pratica e veloce, sembra di gironzolare per il mondo con decisamente meno aggressività, quasi senza meta, sopportando tutta quanta la fatica del viaggio da soli.

Ed è allora che la pagaiata si fa più dura e magari, quel gesto ripetuto milioni di volte e fatto molto spesso con leggerezza e disincanto, può divenire pesante e difficile da riaffrontare, non tanto perchè sia cambiato qualcosa nel gesto stesso, quanto perchè ci sentiamo scarichi dentro, demotivati, stanchi.

Il mare del mondo è vasto, ampie sono le sue correnti ma non tutte sono buone: le più nascondono insidie quasi invisibili che divengono visibili soltanto quando ormai è troppo tardi per evitare quella corrente che già abbiamo accolto, che abbiamo già scelto di navigare. Se fai parte dell'equipaggio di una bella barca a vela, queste correnti potranno più facilmente essere evitate, o meglio affrontate e vinte. L'imbarcazione sarà manovrata al meglio per sfruttare adeguatamente i venti.

Ma con una piccola e barcollante canoa, il viaggio si fa più duro. Occorre stingere i denti, stringere saldamente con le proprie mani la pagaia e continuare a remare raggruppando tutte quante le energie fisiche e mentali.

10Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
(Salmo 90 (89) Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio.)


Sudore e fatica, rischi da affrontare, libertà da gestire, sorprese da accogliere: nessuno può sfuggire alla vita, nessuno può nascondersi, nessuno può trovare una via più facile perchè non esiste: occorre sempre affrontare ciò che accade, vivendo la realtà con le proprie forze, l'aiuto degli altri ed invocando copiosamante la grazia di Dio.

10 ottobre 2007

L'abito interiore

Al di là di cosa faccia un uomo nella vita e molto al di là dell'abito che indossa, c'è un abito molto più importante di cui rivestirsi affinchè Gesù, quando sarà il momento, ci accolga nel Suo Regno per banchettare con noi e con gli altri invitati. E' l'abito interiore!

L'abito interiore è la Grazia stessa di Cristo Gesù che riveste l'uomo che la accoglie come un'armatura ed una corazza. Essa però non è un'armatura che ci protegge dai colpi della vita o dai colpi bassi degli uomini, assolutamente no, anzi, tale corazza della Fede rende da questi punti di vista forse anche più vulnerabili, a volte sembra quasi che tale armatura attiri colpi sotto la cintura, offese e disprezzo a conferma di quanto Gesù ha detto "20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. (Gv 15)".

Ma tale abito interiore ci conduce sulla via della Purezza e sulla Via delle Beatitudini per godere già qui in terra del Gaudio della Presenza di Cristo Gesù dentro di noi, dentro il nostro corpo mortale e peccatore. L'abito interiore è l'abito dell'umiltà, della mitezza, della docilità alla Grazia dello Spirito Santo, dell'intimità del proprio cuore con Gesù e Maria. L'azione dello Spirito Santo, derivante dall'incontro eucaristico con Gesù, è l'azione purificante e rigeneratrice per eccellenza ed è la Via Maestra che conduce alle beatitudini. La Via dell'Amore per Gesù e dell'intimità con Lui è l'unica strada percorribile che conduce alla liberazione dal proprio io ed immette nella Via della Grazia.
11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, 12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti" (Mt 22)
Non importa dunque quale lavoro svolgiamo, se siamo sposati, celibi o religiosi, non importa a Gesù se siamo ricchi o poveri, simpatici o antipatici, grassi o magri, vestiti male o in giacca e cravatta: questo è ciò che vede l'occhio dell'uomo, non ciò che scorge l'occhio di Dio che scava dentro, nelle profondità, e scorge il cuore e desidera amarlo potentemente aspettando da noi il nostro si per massacrarci d'Amore!

Ogni santo si è prima di tutto il resto, rivestito dell'abito interiore. Non importa che sia andato a piedi per le strade d'Italia, come S. Francesco, oppure che si sia sposato e abbia fatto dei figli, quel che conta è che egli ha camminato seguendo i segnali che Dio gli ha dato durante la sua vita spogliandosi di se stesso e procedendo per la Via della Grazia. Così, piano piano, l'abito della Grazia l'ha custodito, istruito, eletto, portandolo ad uscire, prima interiormente ed in alcuni casi anche esteriormente, dal suo secolo e ad abbracciare sempre più Gesù e Maria nel Secolo dei Secoli, quello che non passa e che non svanisce, là dove la tigna non può intaccare il tesoro della Grazia di Dio.

9 ottobre 2007

Un giorno da S. Margherita da Cortona

Ecco la piccola ciurma che, partendo da Uopini venerdì pomeriggio ha trascorso un giorno e mezzo a Cortona presso il santuario di Santa Margherita. La foto è stata scattata all'eremo delle celle di Cortona, poco più sotto il santuario, un posto spettacolare dove risiedono i frati cappuccini.

Il tempo è stato poco, però siamo stati bene e ci siamo divertiti. Abbiamo condiviso un po' impressioni ed idee intorno ad un tavolo, abbiamo pregato assieme, mangiato, cucinato, ripulito... insomma io fra tutte queste cose, mi sono prodigato molto più nel mangiare che nel resto! :D Però, da apprezzare, una specie di tentativo nel fare la maionese... anche se è venuto un troiaio immane ed è terminato dritto nello scarico passando per il buco dell'acquaio!

Un saluto a tutto il gruppetto! Mitici!

4 ottobre 2007

E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo



Il Signore concesse a me, frate Francesco, d'incominciare così a far penitenza: poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia.

E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.

E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.

[ tratto dal Testamento di S. Francesco d'Assisi ]

San Francesco mi ha sempre affascinato moltissimo. E in vita mia mi sono sempre chiesto se quella praticata da Francesco, fosse l'unica via del Vangelo, cioè la Via del donare tutto, ricchezze, cuore, tempo, vita... insomma proprio tutto.

Ma ho compreso una cosa importante: quell'uscire dal mondo che Cristo chiese a Francesco, è l'uscire dal mondo che hanno intrapreso tutti i santi di tutti i tempi, tutti coloro che in vita loro hanno profondamente amato Gesù e così tanto che, quel loro Amore, è divenuto non soltanto sentimento, parole e pensiero, ma bensì opera e Grazia di Dio da donare agli altri. In fondo è questo il cammino di ogni santo, in qualsiasi stato di vita.

E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. Questa frase di Francesco dice proprio tutto ciò che è necessario dire. Occorre uscire dalla mentalità puramente della vanità, dell'apparenza, del desiderio umano del possedere e del bramare, per entrare nella mentalità pura di Dio, ed uscendo così dalla mentalità corrente del proprio secolo, ricca di ingiustizie e perversità, cercare la via retta che permette di accedere alla vita del "secolo che non tramonta mai", dove ogni santo ha incontrato altri santi che sono stati sulla terra in tempi e luoghi diversi, ma che hanno intrapreso la stessa via, prima interiore e poi esteriore.

E si sono ritrovati là, nel "secolo di Dio che non passa", non tanto perchè hanno fatto chissà quali cose strane e incredibili, ma perchè il loro cuore era unito a quello di Crist
o: dunque era dolce, pieno d'Amore, sincero, puro, ripulito. Ciò che conta è il cuore. Le opere nascono di conseguenza al cuore dell'uomo e alla volontà di Dio.

Se un uomo infatti avesse abbandonato tutti i vestiti dinanzi al vescovo, avesse ripudiato ogni ricchezza umana, avesse abbandonato le sale da ballo che frequentava, ma avesse lasciato che il cuore si indurisse, a niente sarebbero valsi i suoi sforzi e le sue bizze da bambino. Sarebbe stato un seguace di illusioni anzichè di Dio e le opere di quest'uomo, avrebbero dimostrato la sua strada sbagliata. La stessa cosa sarebbe accaduta a Francesco se non si fosse spogliato di tutto materialmente soltanto dopo che il suo cuore, inabitato da Cristo Gesù, non fosse stato talmente spoglio di se stesso, da non desiderare altro, in tutta sincerità, che la Presenza Reale di Cristo e di Cristo Crocifisso.

Dunque Francesco non agì mosso da se stesso. Ma dallo Spirito. Dunque agì bene, secondo volontà di Dio e le opere che il Padre gli concesse furono grandi perchè grande era l'Amore di Francesco per Dio. Il cuore di Francesco era colmo d'Amore.

E uscì dal secolo, ed entrò nell'altro "secolo". Abbracciò ciò che non passa mai, l'abbracciò quando camminava come noi adesso e soffriva e piangeva... e non ha ancora smesso di abbracciare l'Eternità, che, nella gioia più totale, lo sta continuando ad abbracciare tanto da farlo morire d'Amore. Per Gesù e per gli uomini. Abbracciò ciò che non passa mai, l'Amore grande di Dio così tanto da divenire egli stesso, prima in terra e poi in Cielo, Amore allo stesso modo dell'Amore Vero, fondendosi con Dio-Amore, Cristo Gesù.

1 ottobre 2007

L'informatica nella vita: lo sviluppo top-down

Si tratta del procedimento di stesura per raffinamenti successivi anche detto top-down. Quando la complessità del problema da risolvere cresce, diventa difficoltoso tenere conto contemporaneamente di tutti gli aspetti coinvolti, fin nei minimi particolari, e prendere contemporaneamente tutte le decisioni realizzative: in tal caso sarà necessario procedere per approssimazioni successive, cioè decomporre il problema iniziale in sottoproblemi più semplici. In tal modo si affronterà la risoluzione del problema iniziale considerando in una prima approssimazione risolti, da altri programmi di livello gerarchico inferiore, gli aspetti di massima del problema stesso. Si affronterà quindi ciascuno dei sottoproblemi in modo analogo.
(dalle dispende di un manuale del linguaggio di programmazione C)

In poche parole: per risolvere un problema grosso è buona cosa scomporlo in piccoli sottoproblemi più facilmente risolvibili. Risolvendo quelli piccoli, si risolve, di conseguenza, il problema iniziale grosso.

Non è forse una buona strategia da applicare anche nella vita?