16 dicembre 2008

Milano, un anno dopo

Milano.

Nell'affacciarmi ad un mondo completamente sconosciuto, mi ha sedotto, da subito, fin dai primi colloqui. Prometteva grandi cose: prometteva organizzazione ed efficienza, entusiasmo e voglia di fare. Prometteva occasioni e possibilità, luoghi e persone diversi da quelli incontrati fino ad ora.

E come in un gioco, toccava a me e dovevo tirare il dado ed avanzare di qualche posizione nel gioco del mondo, che non si vince mai, per poter così, al giro successivo, tirare ancora il dado e muoversi ancora, ma da un'altra posizione, da un altro punto di vista, con altri obiettivi, con altre possibilità, con altre vedute, con altri sguardi sul resto delle caselle.

I suoi discorsi così perfetti, le sue linee e le sue curve così attraenti, mi hanno subito colpito. I suoi gioielli sempre luccicanti ed il suo sguardo, ah il suo sguardo ammaliante e sornione, mi ha in pochi istanti fatto dimenticare tutto il resto. Ci casco sempre e non imparo mai, ci sono sguardi ed occhi a cui non so resistere. Il suo vestir di rosso attirava a se, facendo finta di non volerlo, perché è così che si conquista davvero, facendo finta di non voler sedurre. E' così che si seduce irrimediabilmente, è così che si attira la preda nella rete. E' così che un venditore convince l'acquirente a comprare, mostrandosi sbadato e disinteressato alla mossa del cliente, anche se in realtà disinteressato non lo è affatto, anzi.

Le mani delicate, la voce brillante, una certa sicurezza nell'agire, il suo modo di vestire così giusto con la sua corporatura ed i suoi modi garbati talvolta dolci e talvolta misteriosi mi hanno proiettato in un qualcosa di magico ed affascinante, tutto da vivere.

Uscir con lei è come uscire con una star: la gente crede che sia qualcosa che non capita a tutti - non capisce o non pensa che i sorrisi, chiunque li faccia, sono sempre sorrisi e le bastardate, chiunque le compia, son sempre bastardate - e t'invidia, ti guarda mentre cammini per le vie, mentre guardi le vetrine al suo fianco, mentre pensi, di nascosto a quel che farai il giorno dopo e le sorridi.

E ti ricordi di quando ancora non la conoscevi né mai ti immaginavi che un giorno l'avresti conosciuta e ancor più, assiduamente frequentata. Di quando non te ne importava proprio niente di frequentarla, di quando non ti sarebbe mai passato per la testa che forse un po', in fondo, ti sarebbe pure piaciuta. Ma è proprio per questo che puoi frequentarla e sorriderle senza paura, senza farsi spaventare dai discorsi terribili che su di lei vengon fatti e senza farti risucchiare nel vortice e dal pericolo di perder te stesso, di perder la testa, di non saper più chi sei, da dove vieni, come sei cresciuto, cosa ti piace fare e cosa non ti piace fare, dove vuoi andare e con chi ci vuoi andare.

Questa è la forza nel riuscire a star con lei: saper stare anche senza di lei, essere qualcosa anche senza di lei ed apprezzar da morire la sua compagnia, dolce ma frizzante, simpatica e divertente, ogni qual volta ce n'è la possibilità Ma senza lacci, senza catene, senza pensieri per il domani e questa io la chiamo libertà. Profumo di libertà che al sol pensiero mi dà energia e vitalità, voglia di vivere e di passeggiare ancora, nuovamente assieme a lei. O senza di lei.

Perché seppur sappia il suo nome, seppur la frequenti un po', non la conosco nemmeno bene. Non si finisce mai di conoscerla. E seppur le sia vicino spesso le rimango distante. Seppur la viva, non mi lascio uccidere o intrappolare da lei. E mi sento bene.

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