27 febbraio 2008

26 febbraio 2008

Siena amata, amata Siena


Siena amata, amata Siena, in questo giorno stanco e fiacco scrivo a te perchè mi manchi e mi manchi come un suono di violini e di pianoforte dentro un teatro gremito che aspetta di sentire il più bel concerto del mondo.

Siena amata, amata Siena, mi manchi come una donna amata, sognata e goduta ma poi abbondonata, lasciata per non fermarsi solo lì, tanto mi sembrava che quella catena mi tenesse legato limitando la visione delle cose, la scoperta del mondo, le esperienze possibili.

Siena amata, amata Siena, il mio pensiero corre a te, alle tue pietre, alle tue strade, ai tuoi portoni, ai vicoli mezzi bui e mezzi no, alle tue curve ed alle tue gambe, ai tuoi suoni e ai tuoi sapori, ai tuoi baci freschi ancor di gioventù.

Siena amata, amata Siena, tornerò ancora ad abbracciarti come tanto tempo fa, con la Speranza nel cuore di vivere ancora momenti felici, come quelli passati, più di quelli passati, ancor più belli, ancor più pieni di te, della tua storia, dei tuoi colori, del vento delle tue vie, dei tuoi tamburi, dei tuoi rumori, dei tuoi canti e dei tuoi odori. Tornerò, tornerò e ti ritroverò, quasi immortale come sei, lenta nell'incedere tra i secoli, che fiera tutto guardi dall'alto della tua torre e tutt'osservi nella maremma ferma a tempi andati, di baci rubati, di sguardi carpiti, di amori sognati, di storie fuggite.

Siena amata, Siena chiacchierata, Siena bistrattata, da discorsi e dicerie di viandanti di passaggio che non hanno avuto di te nemmeno un vero assaggio, di quel che sei, di quel che dai, di quel che chiedi, di quel che scrivi sulle pietre e dentro al cuor di ogni senese.

22 febbraio 2008

Essere, insieme

E così mettere la propria vita nelle tue mani ed affidartela e vedere quel che accade, ma con fiducia, e non per coglierti in fallo. Tenere stretta la tua mano nella mia, ma con delicatezza perchè sei libera di andartene quando vuoi, non senza che io soffra. Ma sono pronto. So come si soffre nelle notti buie e tempestose che sembrano sempre troppo corte perchè la luce del sole che passa dalle finestre chiuse è vita che chiama a vivere, ed in quei momenti, non la si desidera nemmeno.

Ed accorgersi di essere, insieme, qualcosa di grande, qualcosa di semplice, ma di profondamente magico, qualcosa di nuovo, di diverso, qualcosa che mi fa sentire ricco, ricco come un re anche se non arrivo a fine mese col mio stipendio.

Essere, insieme, come due profumi che ne divengono un terzo, nuovo, diverso eppur simile al mio ed anche simile al tuo. Essere insieme come due note, l'una di seguito all'altra, ma l'una senza l'altra, non fanno un accordo, ma una singolarità. Essere insieme come un cocktail, uno più dolce e fruttato e l'altro più forte ed alcoolico ma è soltanto nel giusto mix che il palato gode appieno: un cocktail troppo secco si stenta a finirlo, uno troppo dolce sembra un succo di frutta e non un cocktail e snatura la sua vera foma e perde la sua originalità. Essere insieme come il cielo e le nuvole, come l'acqua di un fiume ed il suo letto, come le stelle ed il loro Cielo, essere insieme come la pioggia ed il sole: uno irriga e l'altro irrobustisce ma troppa acqua, o troppo sole, fanno morire la pianta. Essere, insieme, un nuovo ritmo, sovrapposizione di due ritmi distinti, diversi, ma che si avvicinano, piano, che si studiano, con calma, che si scoprono l'un l'altro e che, al momento giusto, si sovrappongono, si mescolano, si pestano i piedi, si toccano, si sfiorano, si fondono tanto da non veder nemmeno più l'origine perchè così, fusi, sono nuova cosa, nuova materia, nuovo suono, nuovo battito, nuova vita.

Ed aprire le porte e le finestre del proprio cuore al suo cuore, ma non solo. Aprire anche le porte di casa, e dei propri giorni, dei propri impegni, dei propri problemi, dei propri drammi, dei propri pianti. Ed entrare nel suo mondo, in punta di piedi, chiedendo permesso, e far entrare nel proprio. Aprire il proprio mondo. Offrirlo. Donarlo.

Essere insieme e non stare insieme. Che è diverso. Divenire insieme, crescere insieme, prendere forma insieme. Nelle profondità delle proprie esistenze e non soltanto nella superficialità di una vita vissuta e combattuta assieme.
Essere insieme come i due fili del DNA, uniti da tante cose, tante asticelle separate, uniti seppur divisi, vita assieme seppur non la medesima cosa, vita assieme se sommati, sottratti, moltiplicati e poi divisi fra di loro, pazzia in faccia ai matematici ed ai calcolatori freddi, ragionatori da quattro soldi che non vanno al di là della formula.

Perchè qui i conti tornano quando non tornano, il bilancio è in guadagno quando per i ragionieri c'è una forte perdita. Non è forse perdendo noi stessi, che troveremo noi stessi?

Forse, per divenire nuova cosa assieme, non è necessario perdere, per acquistare, perdere quel che siamo e quel che siamo stati
, perdere ma in previsione del gran guadagno? Se accetti la fusione accetti di perderti in me, perdendo te in me ed io in te. Questo è il contratto, questo è l'affare, questo è l'Amore. Per chi lo accetta, per chi lo vuole.

21 febbraio 2008

Equipaggio leggero, ma sufficiente

Grazie Princi per avermi regalato questo biglietto di viaggio per l'Islanda! :)

Non posso certo perdermi questa possibilità per andare in un posto lontano e per fare qualche bella passeggiata in luoghi incontaminati, dove l'aria è ancora pulita, anche se fredda, ed entra dentro i polmoni ad ogni passo. Anche se fa freddo, molto freddo, sono contento di essere giunto in questo pezzo di mondo, dove con tutta probabilità non tornerò più... dunque godiamoci questi momenti e scattiamo una bella foto al ghiacciaio ed alla mia tenda (la foto è sempre presa dallo stesso sito segnalato da Princi, ovvero da qui), mia dimora per questi giorni, dove riesco a dormire nel tepore del sacco a pelo... ;)

Qui è davvero un luogo dove l'uomo non ha ancora distrutto il creato e dove non serve portarsi dietro uno specchio perchè è bellissimo specchiarsi nell'acqua, ancora limpidissima. Più difficile è procurarsi da mangiare. Credo che oggi proverò a pescare qualcosa con una piccola canna che ho portato per l'occorrenza.

Vi mando dunque questa cartolina... un abbraccio grande dall'Islanda! :)

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“È arrivato il solenne momento di porre un argine al progressivo degrado delle catene che girano in blogosfera. Fino a poco tempo fa, prima di fare le tue nomineiscion ti si spronava almeno a scrivere qualcosa di tuo, ma in questi ultimi tempi è tutto un fiorire di premi che ci si assegna reciprocamente anche non volendolo.

Quella che in questo post propongo si potrebbe tranquillamente definire “socialmente utile”, si tratta di superare le obsolete, nonchè vessatorie, barriere culturali e linguistiche tra bloggers. Cerchiamo di essere onesti, quanti di noi frequentano blog in lingua islandese? e qui scatta la catena, il Meme. Ecco le istruzioni per i nominati:

Dovreste andare nella Top Posts di WP in lingua islandese, scegliere il post o il viso (curioso che i bloggers islandesi mettano quasi tutti la propria faccia nell´avatar) che più vi aggrada e postargli un commento. Va bene qualsiasi cosa, tranne il “ciao, volevo farti i complimenti per il blog, ti va uno scambio link?”. Saluti, frasi poetiche, quello che volete ma rigorosamente in italiano o dialetto delle vostre parti o delle parti di qualcun altro.

Ripetete la procedura per tre volte e pubblicate, ovviamente linkandoli, i blog islandesi che avete scelto. Passate poi alle nomineiscion indicando i prossimi 5 blogger da mandare allo sbaraglio nella terra dei ghiacci.”

Ecco i blogger islandesi che ho scelto:
  1. Búría bloggar - Ha un bel viso e soprattutto, occhi molto belli e lucenti. Scelta per gli occhi e per la dolcezza del sorriso!
  2. Jigz - Fra le mie citazioni non poteva mancare certo una figura enigmatica come quella rappresentata nell'icona di Jigz. Sarà forse un saggio islandese, magari anche un po' pazzo (perchè per me saggezza è anche un po' follia!) con cui poter parlare al caldo di una taverna islandese con un bel boccale di birra in mano? :)
  3. Leikhús - Davvero carina questa ragazza islandese! :) Non potevo non citarla... e poi mi ha colpito molto anche la frase che ha scelto ed inserito come testa del suo blog, qui dis eguito riportata... "It would be so nice if something made sense for a change. If I had a world of my own, everything would be nonsense. Nothing would be what it is, because everything would be what it isn't. And contrary wise, what is, it wouldn't be. And what it wouldn't be, it would. You see?"
Ed ecco alcuni amici che voglio invitare a farsi un giro per l'Islanda, anche se soltanto virtuale... almeno per questa volta!
  1. Mayra - Sono sicuro che troverai spunti interessanti per le tue riflessioni che tanto mi fanno emozionare sulla vita e su tutto il resto! ;)
  2. Peppe - Sono certo che ti piacerà un sacco farti qualche giorno di vacanza in questi posti stupendi...
  3. Romina - Anche se si avvicina la primavera e anche se ti piacciono tanto i fiori, sono sicuro che non rinuncerai a qualche giorno di vacanza gratis! :)
  4. Cristina - Invitata non da sola ma con tutta quanta la ciurma della famiglia!
  5. Laura - ...che sta cercando il suo mondo... chissà che non trovi qualcosa di importante in questo paese del nord :)
In bocca al lupo a tutti quanti...

Anche le stelle hanno un luogo dove riposare

Anche le stelle hanno un luogo dove riposare e dove distendersi, dove sdraiare tutte se stesse, dentro e fuori. E questo posto è il Cielo.

E da sdraiate, riposandosi durante le notti, esse guardano verso il basso e vedono un sacco di esseri senza giaciglio e senza riposo, esseri che se anche hanno un letto non riposano mai e che se anche hanno attenzioni dagli altri non permetteno alla loro parte più profonda, sconosciuta a loro stessi, di trovare ristoro, proprio come le stelle, nel Cielo Infinito, là dove c'è posto per tutti, nessuno escluso.

E sarebbero un'altra stella assieme alle altre. E ci sarebbe comunque ancora molto spazio, quanto può contenere ed offrire l'Infinito.

16 febbraio 2008

Incontri di una giornata di mezzo febbraio

La vita regala sempre qualche bella sorpresa.. ed inaspettatamente, incredibilmente... dopo aver assaggiato e gustato virtualmente Menta e cioccolato... ho avuto la fortuna di assaggiare il vero, originale ed inconfondibile gusto del mix aromatico addirittura dalle stesse mani scriventi del post... le quali sono giunte in quel di Milano proprio oggi! Evvivaaa!

Appuntamento ore 7:15, stazione centrale di Milano, binario 14 - arrivo appena riesco, forse con qualche minuto di ritardo cercando una tipa con un fiore in testa, una sciarpa gialla ed una valigia rossa, come eravamo rimasti d'accordo... e la trovo là, con mia grande sorpresa, con un cartello in mano con su scritto il mio nome e qualche frase della Bibbia, sorriso ed occhi luminosi... eccola!

Un cartello spettacolare... :) Non ho idea di cosa abbia pensato tutto il resto della gente che era attorno a noi... eheheh... adesso il cartello è attaccato in camera, accanto al letto... davvero una bella sorpresa... Grazieeeeeeeeeeeeeee!

Poi Milano, pullman, metro, confusione, stanchezza della notte passata in treno, confusione, risa e chiacchiere... la mattinata se ne va via presto tra una risata e l'altra ed il tempo corre veloce... e camminando camminando... camminando, camminando e camminando... perchè di strada ne abbiamo davvero fatta tanta, siamo giunti in piazza Duomo dove non potevamo non scattare una bella fotoricordo!

Purtroppo la giornata è terminata... ma mi è rimasto qualcosa di particolare tra le mani da poter gustare non solo oggi ma anche domani... così che la freschezza non se ne vada e possa rimanere un po' a Milano a dar man forte alle mie giornate per... lavorare con gusto.

Noemi, esplosiva e strabiliante, ricca di energia e di sorrisi, di risate e di buon umore, ricca di positività contagiosa, ricca di Dio!

E nel tempo che ci divide, contento di aver conosciuto la prima spettacolare blogger-woman della mia vita, non posso che augurarti buona vita, un abbraccio grande, tutto il bene possibile... e chi l'avrebbe mai detto?

10 febbraio 2008

Artisti

Sento da lontano una musica e sembra anche molto bella. Così, seguendo le note nell'aria, giungo ad un piccolo gruppo di artisti (che molto probabilmente non si ritiene nemmeno tali o meglio, che probabilmente, ancora non sanno di esserlo!) che si stavano adoperando a dare il meglio di loro stessi a pochi passi da una delle cattedrali più belle e rinomate nel mondo, ovvero il Duomo di Milano.

Ho fatto fatica a scorgerli perchè dinanzi a loro se ne stavano almeno una sessantina di persone, che impressionate da quei giovani si lasciavano coccolare per qualche istante o per diversi minuti dalle dolci noti dei violini che irrompevano col loro messaggio di allegria nel brusio della calca indaffarata dalle compere e dalle passeggiate.




I loro volti passavano dal deciso, allo stanco. E' stato bello vedere l'intesa negli sguardi fra due suonatori che si davano il tempo a vicenda perchè, sebbene ognuno dovesse suonare il proprio strumento, era solo dalla giusta armonia di tutti i presenti che la musica sarebbe stata gradita dagli ascoltatori e dunque, proprio dall'intesa dipendeevano anche i pochi danari guadagnati in quel pomeriggio.

E molto probabilmente quei danari sono già finiti nelle tasche dei genitori di questi giovani talentuosi violinisti che si meriterebbero, certamente, platee ben più rinomate e pubblico più vasto e anche una vita più dignitosa e possibilità concrete per il futuro.

Mi piacerebbe un giorno rivederli in qualche teatro magari in qualche vero spettacolo.



Grazie giovani violinisti per aver incantato il cielo e le nostre orecchie ed aver fatto fermare almeno per un attimo il nostro passo veloce e per aver ristorato il nostro cuore al calore di note talvolta forti e talvolta tenui, proprio come i giorni di un'intera vita: talvolta grigi e talvolta a colori, talvolta rumorosi e a volte silenziosi.

9 febbraio 2008

Affari, sempre affari?

La vita è una questione di affari. Tutto è un affare.

Il lavoro è un affare importante e si possono guadagnare tanti soldi. Più soldi guadagni, più incassi e più conti socialmente e davanti agli altri.

I rapporti con gli altri sono ottimi affari e probabilmente sono il motore di tutti gli altri affari: stare simpatico a coloro che contano, a quelli che sono uno o più gradini più in alto, è un ottimo affare che può portare più soldi, più carriera, e di conseguenza la salita della scala invisibile, ma presente, dell'importanza che hai. Più acquisti simpatie e consensi, più sali la scala sociale e puoi ambire a qualcosa di più grande, ad altri affari, ad altri mercati. E questo è molto importante e può aprire altri orizzonti nella vita.

Anche il matrimonio è un affare molto importante: si stipula un contratto con un'altra persona con diritti e doveri. Si gioca, ci si diverte, ci si scoccia, e si finisce col guadagnare o perdere soldi.

Ridere quando ride il capo, anche se ha detto una stronzata, è un ottimo affare. Essere sempre d'accordo con quelli che sono uno o più gradini più in alto è un grande affare. Anche avere buoni rapporti con i pari-grado è un ottimo, succulento affare, perchè ci mette di buon occhio con chi sta sopra di noi e guadagnamo punti e scaliamo classifiche di gradimento.


Non considerare o guardare una volta ogni tanto coloro che stanno sotto, è un gran bell'affare:
  1. non mi toccherà stare ad ascoltare le sue grane, ho già le mie
  2. chiacchierare e perdere tempo con chi non è sopra o pari a me non mi fa guadagnare niente nella classifica invisibile di gradimento, e dunque il guadagno sta nel non farlo
  3. non si rischia che questo che è sotto di me scali posizioni in classifica e che mi affianchi e che magari abbia addirittura la possibilità di superarmi, magari divenendo più appetibile agli occhi del capo; è un rischio assolutamente da non correre!
Dunque la vita è tutto un affare? Si può davvero vivere così? Dove si finisce? Cosa si diventa? E perchè, perchè mai si sceglie di intraprendere questa via? Cosa si crede di guadagnare cosi? Cosa si guadagna effettivamente?

8 febbraio 2008

Una piccola vita

Un giorno è come una piccola vita: è come se al mattino si nascesse e alla sera si morisse.

Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. (Mt 6, 34)


Ogni giorno andrebbe vissuto come se esistesse solo quello, cioè come se esistesse solo il presente, perchè il passato ormai è andato ed il futuro nessuno lo conosce, se non Dio.

In questo modo eviteremmo di farci condizionare dal bene e dal male che abbiamo incontrato fin'ora ed eviteremmo di ascoltare la voce e, quel che è peggio di seguirla, dei due illusionisti successo e sconfitta.

Entrambi impostori patentati, questi subdoli esseri ci fanno credere di andare bene e ci inorgogliscono più del dovuto, oppure ci mettono in testa che siamo del tutto sbagliati, cercando di buttarci giù più del necessario. Entrambi comunque cercano di darci un'immagine di noi stessi non veritiera, ma alterata, provocando cambiamenti nella nostra testa che si traducono poi in cambiamenti di comportamenti. Non siamo così del tutto noi stessi, ma siamo noi stessi-alterati e diventiamo la brutta copia della nostra vera realtà.

Sul vostro giaciglio, riflettete, e placatevi.


Ogni sera dovremmo far morire, assieme al nostro sonno, le ferite e le preoccupazioni che durante la giornata abbiamo incontrato per essere pronti, al mattino successivo, ad affrontare quel che verrà con la giusta scorta di energie e di buon umore.

7 febbraio 2008

La ripartenza

La mattina seguente, senza che ne fossi al corrente, ripartimmo da quel porto dove avevamo fatto scalo soltanto per rifornirci. Era stata solo una toccata e fuga.

La nave riapriva l'acqua del mare col suo solito andare lento, adagio, un andamento che ormai conoscevo molto bene. Mi dispiaceva essere ripartito ancora. Volevo rivedere il cercatore di Verità. Volevo parlargli ancora e conoscerlo meglio. Chissà, forse un giorno lo avrei davvero conosciuto, ma era una cosa che non era in mio potere di fare.

La mattinata fu tranquilla ed il tempo era bello. Ma nel bel mezzo del pomeriggio, le nuvole coprirono il cielo ed iniziò a piovere. Ben presto quello che sembrava solo un banale temporale divenne una vera e propria tempesta.

Così ci fu molto lavoro per me e per i miei compagni. Le giornate furono intense e piene di tensioni perché quando si è nel bel mezzo di una tempesta non si sa davvero dove si va a finire e se si va a finire male. Si balla, ed occorre saper ballare.

Le ore si sommarono l’una sull’altra formando giorni e passarono mesi e la nave era sempre al largo e non si sentiva parlare, almeno tra i mozzi, di un possibile scalo in qualche porto: il mare aperto sembrava ancora il nostro futuro.

Ma per fortuna, ad interrompere il noioso susseguirsi di quei giorni tutti uguali, o almeno simili, una notte mi accadde qualcosa di particolare.

Quella notte non riuscivo ad addormentarmi per causa del freddo che era entrato nella mia stanzetta e a causa del mare in subbuglio e il tempo sembrava non passare mai. Avevo spento la lanterna da ormai due ore ma non riuscivo ad abbandonarmi tra le braccia di Morfeo.

Tutto d'un tratto la nave ebbe uno scossone verso destra e la lampada che stava sul tavolo cadde a terra. Presi al buio, ricordandomi dove fossero, i fiammiferi che stavano sul comodino e ne accesi uno. Mi chinai a terra per raccattare la lanterna che era rotolata sotto il letto e, per la prima volta da quando ero in quel posto letto e saranno stati almeno quattro mesi, mi accorsi che il letto era tenuto in equilibrio da un libretto che stava sotto una zampa rotta: senza quello il letto avrebbe dondolato.

La curiosità però la vinse e tirai via con forza quelle pagine da sotto la gamba del letto. Era una specie di libretto mezzo sgualcito e anche un po' bruciacchiato, polverosissimo - chissà da quanto tempo era là sotto - ma si riusciva ancora a sfogliarlo e si vedevano abbastanza bene le lettere stampate con la macchina da scrivere. Non era una vera stampa da tipografia, bensì un testo fatto a mano chissà da chi e chissà perchè giunto in quella cabina di quella nave.

Presi la lanterna e la accesi. A stento riuscivo a stare in equilibrio per il mare che sembrava sempre più agitato e che cercava di ostacolare, inconsapevolmente, le mie operazioni. Era molto tardi ormai, saranno state almeno le tre e mezzo di notte quando decisi di mettermi a leggere quel racconto offerto dal destino.

Si intitolava Il barbone di Dio. Strano titolo, pensai. Sarà forse la storia di qualche barbone? E sotto, con meraviglia, mi accorsi anche che stava scritto il nome del misterioso autore di quelle pagine: Jacques Meliere de Flumber. E chi è questo? Mai sentito.

Con quel mare non avrei mai potuto dormire e, sebbene fossi stanco, mi sedetti sul letto e strinsi tra le mie mani quelle pagine: volevo leggere quello scritto.

4 febbraio 2008

Gente in metro


I primi giorni che arrivai a Milano, mi colpì una cosa che credo colpisca ogni viandante giunto per la prima volta in una metropoli: la gente della metro.

Gente normale, gente che va a lavorare la mattina e che rientra a casa la sera, dopo aver passato tutta la giornata presso gli uffici o presso le rispettive sedi lavorative. Manager di fianco a muratori, donne in pelliccia accanto a extra-comunitari senza lavoro che forse hanno qualche "lavoro" illegale ma che di sicuro hanno poche occasioni per lavarsi, studenti e adolescienti assieme ad anziani che fanno fatica a muoversi nella fretta della calca.

Uno specchio perfetto della nostra società e delle nostre esistenze che spesso stanno l'una accanto all'altro, sfiorandosi a volte non solo fisicamente, ma senza mai toccarsi, come sconosciuti di fianco ad altri sconosciuti che solo talvolta si sorridono e che il più delle volte fissano il proprio sguardo a terra e guardano altro non appena i propri occhi ne incontrano altri, quasi impauriti dall'essere osservati e dall'osservare.

E in questa vita frenetica e caotica non c'è altro momento per leggere se non durante il viaggio in metro. E così si vedono, seduti oppure addirittura in piedi, operazione ancor più difficile e decisamente rischiosa, uomini immersi nei più svariati tipi di letture, romanzi d'amore, racconti fantasy, quotidiani, riviste oppure i grandi libri del momento, quelli che cavalcano le classifiche delle vendite. Ogni persona s'inabissa nel proprio mondo, distaccandosi così dal resto del vagone, ed è come se stesse da sola anche se in realtà ha qualcuno che gli sta di fianco. Ma non lo vede.

All'inizio è strano... poi dopo un po' ci si fa l'abitudine a vedere le facce lunghe e gli sguardi tristi delle persone che mirano vuotamente il pavimento o che fissano un punto indeterminato dinanzi a se. Tutto sembra divenire normale. L'uomo si abitua a tutto, non di meno al male. Si abitua a tutto e anche molto facilmente. Troppo facilmente.