30 aprile 2008

Essere il capo

Un capo saggio e timoroso di Dio è una benedizione per tutto il popolo. Al contrario, un capo iroso ed irascibile, un capo preoccupato ed ansioso, trasmetterà ansia e rabbia intorno a se, anche senza dire niente, anche solo guardando, anche solo muovendosi.

Il capo saggio amministra saggiamente le persone che gli sono affidate e sia che sia un manager e che si occupi di businnes, sia che sia un capo di stato, egli porrà attenzione ai suoi passi e alle sue mosse affinchè tutti possano trovare giovamento dall'amministrazione della situazione.

Al contrario, un capo tiranno cercherà sempre la sua gloria e non il bene di chi gli è sottoposto. Intratterrà molti rapporti con gli altri ma solo ad esclusivo uso e consumo della situazione: non si porrà mai nei panni degli altri, partirà sempre dal presupposto che "io ho ragione", "io so e devo insegnare" e non ascolterà mai ciò che gli altri hanno da dirgli perchè non ha bisogno di consigli. Egli sa qual è il bene per se stesso e per gli altri, e gli altri lo devono ascoltare. Ma non si accorge che così facendo non vive bene nemmeno egli stesso il tempo che gli è concesso.

Il capo saggio è umile e sempre pronto all'ascolto. Non parla molto, non pensa sempre di avere ragione nè tantomeno pensa e crede di sapere tutto e di avere sempre la risposta pronta. Un buon capo dà spazio agli altri, si pone come ultimo e sprona ed incita ed aiuta gli altri a sviluppare ognuno le proprie capacità che saranno la gioia di tutto il gruppo. Ma un buon capo è colui che ha già affrontato molte situazioni, e le ha vinte. Dunque, avendo percorso già un pezzo di strada, che altri stanno percorrendo adesso, ha le capacità e le vedute di chi può aiutare a camminare ed a vincere le stesse battaglie che egli ha già sfidato, e vincerne altre ancora ignote per tutti.

Un buon capo sa che la sua parola, il suo intervento, il suo modo di agire talvolta possono dare una mano ma sa bene che non sono tutto e che sono solo un piccolo aiuto: il lavoro più grande ogni persona può solo farlo da se stessa. Dunque non si sente fondamentale, importante, pietra inamovibile. Anch'egli, seppur copra un ruolo di spicco, ha la consapevolezza profonda di essere soltanto un piccolo pezzo dell'organizzazione: prima era gerarchicamente più in basso, adesso è più in alto ed ha maggiori responsabilità, domani tornerà ancora uno dei tanti. Dunque perchè atteggiarsi e sentirsi chissà cosa? Un buon capo ha coscienza di questo e tiene sempre presente l'inganno dell'apparire e dell'apparenza, seppur la debba affrontare, vivere ed incarnare. La vittoria in tale situazione sta nel viverla bene, non nel non vivere tale situazione, se tale situazione si presenta durante il cammino. E' solo una condizione, come le altre, niente di più niente di meno. Ma la maggiore responsabilità necessita di una consapevolezza di se e una dedizione alla propria opera forse superiore a quella necessaria per assolvere altri incarichi.

Un capo corrotto crede che tutto dipenda da lui e sbaglia, perchè davvero poco di bene egli può fare da solo. E si prende meriti di cose che non dipendono da lui e non si accorge e non si prende le colpe che invece sono sue. Non riconosce i propri sbagli e non si pente del suo operato. Somma corruzione a corruzione, ed il popolo, in balia delle sue gesta non vede la buona strada e si illude di camminarci sopra.

Non si spaventi un nuovo capo se non si sente in grado di assolvere il proprio ruolo: nessuno nasce imparato e solo l'esperienza a pelle insegna veramente e soltanto sbagliando ed accettando i propri sbagli e rielaborandoli, si può imparare a stare in piedi ed a correggersi.

29 aprile 2008

Forza e determinazione

Conta molto nella vita la forza d'animo che una persona riesce a tirar fuori soprattutto nei momenti difficili, dove occorre saper soffrire e stringere i denti.

A volte, conta più questa del puro talento innato. Il talento, se non è unito alla volontà e alla determinazione, non porta alla vittoria. Il giocatore talentuoso finisce per "piacersi", "piacersi" nelle sue giocate e nei suoi tocchi sopraffini e rischia però di non essere affatto utile alla squadra, anzi, talvolta diviene pure un punto a favore degli avversari perchè anzichè produrre gioco positivo per i compagni, si perde nelle sue giocate malriuscite. In poche parole cerca più la vanità della concretezza.

Ma il talento unito alla determinazione per il raggiungimento dell'obiettivo, può essere fondamentale per la vittoria.

E quando l'avversario si fa più irruento e prende campo ed acquista sicurezza nei propri mezzi, è allora che occorre ancor più attenzione, forza interiore e volontà. E' proprio in quei momenti che va acquisita e mantenuta quella calma, che è virtù dei forti, i quali non si scompongono dinanzi alla forza dell'avversario ma si preparano per affrontarlo, respingerlo, controllarlo, e poi abbatterlo, ovvero domarlo. Ed è tutta questione di testa e di mentalità, ed anche di cuore.

Anche se non tutto dipende dalla propria volontà, perchè non tutto dipende da noi: esistono infatti fattori esterni nei quali non possiamo dir la nostra.

Dunque occorre imparare a stare lì, nel mezzo, fra un calcio preso ed uno dato, fra una spinta ricevuta ed una restituita, fra un pallone perso ed uno conquistato, cercando ed aspettando allo stesso tempo il momento opportuno in cui l'avversario ci lascia quello spiraglio giusto per fargli male. E così colpirlo.

Occorre imparare a tessere gioco, a collegare bene i reparti difensivo con quello dell'attacco, occorre imparare a toccare tanti palloni, alternando grandi giocate a semplici tocchi quasi invisibili ma fruttuosi al buon gioco e alla buona circolazione della palla, perchè tutto funzioni a dovere e si possa arrivare molte volte al tiro trasformando gli sforzi collettivi in goal e risultati positivi.

Ed alla fine, in questo, il calcio può essere maestro di vita perchè in molte occasioni siamo chiamati a tessere gioco, ed alla fine le dinamiche sono sempre le stesse.

28 aprile 2008

Procedimento per assurdo

La dimostrazione per assurdo (per cui si usa anche la locuzione latina reductio ad absurdum) è un tipo di argomentazione logica in cui si assume temporaneamente un'ipotesi, si giunge a un risultato assurdo, e quindi si conclude che l'assunzione originale deve essere errata, siccome ha condotto a tale risultato assurdo. È nota anche come ragionamento per assurdo. Fa uso del principio del terzo escluso: un enunciato che non può essere falso, deve essere vero.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

E' tipo il detto in amor vince chi fugge.

Fuggi, fuggi dall'Amore, negalo, bistrattalo, deridilo... ma se è una cosa vera, Esso ti raggiungerà, potentemente, e ti inebrierà del suo nettare.

Fuggi, fuggi lontano e nasconditi: se è Vero Amore, esso tornerà da te ed in modo ancora più bello di prima... e avrai scoperto che è Vero! Che esiste! Che vive!

Provare per credere...

22 aprile 2008

Maledizione

Maledico tutti i giorni in cui non ho avuto Speranza nel futuro, Speranza nellaVita, Speranza del mio vivere quotidiano. Li maledico e li guardo da lontano come fossero estranei, adesso, al mio essere.

Vivere senza Speranza, vivere senza Credere, senza Combattere, non è neppure vivere, è come essere morti e sepolti e puzzare già qui del puzzo della putrefazione di chi si è ucciso, di chi ha lasciato che gli altri lo uccidessero.

E' molto più facile incontrare, sul proprio percorso, uomini che distruggono, consapevolmente o meno, altri uomini, i quali senza trovare altre energie in se si abbandonano a tale massacro ridendo, senza rendersi conto che stanno perdendo se stessi, che lasciano la propria vita ed i propri comportamenti in mani insanguinate da stragi innocicenti e silenziose, non appariscenti ma presenti. Ed è una brutta strage anche questa. E questa è la pazzia del mondo. Morire, ridendo.

E' molto difficile incontrare uomini che costruiscono altri uomini, che fortificano gratuitamente altri uomini, che formano altri uomini ad essere uomini liberi, che aiutano altri uomini a Credere che le cose possono cambiare e che il mondo può essere diverso e che le situazioni possono essere viste da molti punti di vista. E' molto difficile incontrarli ma anche se ne incontri soltanto uno, quella è una benedizione immensa perchè ti è concessa la possibilità di imparare, di osservare, di registrare, di immagazzinare, di rielaborare... e di riprodurre!

E per che cosa siamo stati creati se non per riprodurre, rigenerare, fiorire, dare la vita?

21 aprile 2008

Arrivederci

Quando due vite si uniscono e poi si perdono, un pezzo di cuore si spacca, quasi che chi se ne va se lo portasse via con se, lontano dal resto del proprio corpo originale.

E forse questo è bello, ma quanto è doloroso!

Il sapore di un abbandono, il sapore di un addio è amaro, amaro e zuccherato di parole dolci, forse dette anche sinceramente, ma mai vere del tutto. Parole come "tornerò", "ci sarò", "non ci perderemo", "ci sentiremo", "rimarremo in contatto". E quello zucchero rende il tutto ancor ancor più amaro al nostro palato. Gusti da provare si, come ogni cosa, perchè se non la si è assaggiata non si può dire di aver gustato tutto. Gusto da percepire, da assaporare.

Sì, da assaporare.

E quando ti capita, o ti capiterà, ricordati delle mie parole: non perderti nemmeno quei momenti e gustati l'amaro ed il dolce assieme e leccati le labbra ed alza lo sguardo e ammira il Cielo che, nonostante tutto, se ne sta sempre lì, affascinante, sempre disponibile, sempre sereno, anche se piove.

Anzi, a volte se piove o se c'è un forte temporale, è ancor più affascinante.

17 aprile 2008

Energy Life

Perchè, se ne hai la possibilità, perchè vivere una vita piatta, senza emozioni, senza suspance, senza partenze e senza ritorni, senza grinta e senza determinazione?



Perchè lasciarsi andare e credere a chi ti vuole uccidere, magari non fisicamente, ma uccidere in quel che credi, in quel che speri, in quel che vuoi? Perchè credere a chi ride sempre ma non riflette mai? Perchè credere nel relativismo del "tutto va bene" quando poi tutto bene non va?

Perchè abbandonarsi, lasciare che gli altri decidano per te, lasciare che gli altri possano entrare cosi tanto nella tua vita da manipolare il tuo pensiero, le tue idee, ciò che senti ed odi nelle profondità del tuo essere?

Perchè vivere nella non gioia quando si può vivere nella Gioia Vera, Gioia Reale, perchè, qualsiasi sia la nostra condizione di vita, ricchi o poveri, sani o malati, esiste Sempre la motivazione per Essere nella Gioia Vera. La Gioia è già esplosa ed essa scende su chi la chiede, in continuazione, inesorabile, fontana d'acqua viva per chi la scopre. E non cessa mai. E si può bere in ufficio come al mare, in chiesa come nel parco vicino casa, come quando facciamo la spesa al supermarket o quando andiamo a vedere un concerto. Essa è! Essa disseta!

Non è più il tempo di vivere una vita moscia, perchè una vita nella non-Gioia è una vita nella tristezza. Non ci sono vie di mezzo.

Non è più il tempo di accontentarsi, di fermarsi, perchè c'è molto di più da scoprire, da vedere, da vivere. E' il tempo di andare, andare ancora. Con Energia. Con Grinta. Andiamo!

Ed il tempo è oggi, domani è già troppo tardi. Non senti il Tamburo che batte il ritmo della vita?

8 aprile 2008

Il filo che tiene in piedi

Tenuto in piedi da un filo invisibile, divenuto però percebile, palpabile, tastabile e anche contestabile dagli altri, continuo a camminare nel mondo da nomade perchè questo, in fondo in fondo, è quel che sta scritto da tempo nel mio cuore.


Nomade, pellegrino, viaggiatore.

Scorgo queste parole dentro di me e nei miei giorni passati, nelle scelte del quotidiano, nel voler catturare quell'oggi che però, purtroppo, sfugge sempre di mano, sfila fra le dita come seta di una bandiera della mia contrada, nella mia città, bandiera che vola in alto, bacia il Cielo e torna nelle mani di chi l'ha lanciata a meno che, per colpa di una ventata inattesa e mai voluta, acquisti una traiettoria tale che diventi imprendibile, inafferrabile.

Così avanzo ed ho scelto di prendermi in faccia tutto, vento e sole, freddo e caldo, ghiaccio attanagliante della freddezza umana e amore totale caldo e cullante che scioglie il cuore e od ogni più profonda viscera, insulti pesanti ed ingiusti e complimenti troppo falsi per andarne fieri.

Ma non ritrarrò il mio volto dai colpi del Bene e del Male e piangerò a volte e canterò dalla Gioia altrettante volte. Perchè questa è la vita e se non la vivo così, allora lo scorrere del tempo non ha senso per me, nessun senso faticare, nessun senso lavorare, nessun senso esistere, soffrire, godere, vivere.

E quando sarò giunto in fondo, se avrò la possibilità di riguardarmi indietro, vedrò più "me stesso" alle prese con cose diversissime fra loro, a volte davvero opposte, ma sempre io in fondo, sempre io nell'essenza di quel che si è, perchè si è qualcosa e si fa qualcos'altro: non si è mai quel che si fa, quel che si è, è molto di più, per chi lo scopre. Peregrinanti nel nostro incedere incerto nei giorni che passano si cerca sempre di cambiare ciò che si fa, ed a volte serve per scoprire e cesellare chi si è, ma chi si è ci accompagna in ogni situazione.

E dunque, dunque, ciò che si fa cambia profondamente, se si guarda, mentre si fa, quel che si è. E se non ci si dimentica, in quel che si fa, quel che si è. Tutto cambia, il mondo intero cambia. Tutto acquista senso, tutto acquista un senso profondissimo, che profuma di sacro, tanto che il considerato profano diviene sacro, l'intera esistenza umana diviene sacra, sacra per sua stessa natura, per sua stessa Essenza: sacra non pechè noi gli diamo un significato sacro, ma perchè essa stessa è sacra indipendentemente da quel che noi pensiamo di essa.

E la Vita trionfa, in mezzo alla Morte, dentro e fuori di noi. E la Vita combatte, sempre, incessantemente, e conduce le Sue Battaglie, per molti inesistenti, per alcuni non visibili e per altri più vere e reali di tutto il resto.

E la Vita tionfa, inesorabile perchè questo è il Suo destino: la Morte è stata sconfitta, una volta e per sempre. Realmente.

Ed io, da pellegrino, non posso che cantare le Sue Vittorie, le Sue Battaglie e renderle Grazie, incessantemente Grazie perchè mi tiene in piedi, io, che altrimenti, sarei morto e stecchito a terra, inerme, senza vita, senza energie, senza niente di tutto ciò che ho, senza Speranza, senza Forza, senza Meta.

Anche un pellegrino ha la sua meta, anche se la meta non è un luogo fisso.

1 aprile 2008

Amore è come un fiume impetuoso

Amore è come un fiume impetuoso, ti travolge, ti trasporta, ti trascina, ma non ti fa mai affogare.

E incessante nel suo corso ti fa sbattere addosso a massi e sentire dolore. Ti getta giù dalle cascate alte 100 metri, e tu, senza poterti opporre e con paura e timore preghi per sopravvivere.



Ma tutto questo che ti fa passare Amore viene ampiamente ripagato quando, continuando a trascinarti ormai come un morto che cammina, ti fa giungere all'Oceano Infinito dell'Amore.

Là la corrente è calda, là albergano Pace e Gioia Senza Fine, là il mare è calmo e si può facilmente approdare a quella spiaggia di sabbia finissima e perle preziose alla quale fin da principio Amore ti voleva condurre.

Solo che tu, all'inizio, non lo sapevi. Ti sei lasciato travolgere, trasportare, umiliare. Senza capire niente di ciò che stava realmente accadendo.