13 settembre 2009

Vado in Senegal! Chi lo sa, magari un giorno...

Stavo leggendo un libretto. Un libretto venduto per pochi denari - ma che ne vale di più - acquistato per strada da un venditore inconsapevole di ciò che mi stava mettendo nelle mani ad un acquirente altrettanto inconsapevole di ciò che stava accogliendo fra le mani.

E' uno di quei libretti che sembra capitarti nel momento giusto al posto giusto - anche se non ho idea del perchè adesso sia il momento giusto! -, che ha quel tono nel raccontare le vicende che sembrano fatte apposta per il tuo stomaco in quel preciso istante. E racconta di sogni fatti mille e più volte - sogni da un po' nascosti tra i foglietti nel cassetto del comodino - sogni talmente sognati che sembra di averli già visti, già vissuti, già odorati. Sogni che nascono da chissà dove e chissà perchè ma sogni che chiamano, ti svegliano di notte, non ti lasciano dormire, ti fanno immaginare, ti raccontano una storia, ti tracciano un percorso, ti vogliono regalare una Gioia immensa!

E' un libretto piccolo e sconosciuto. Racconta di quella polvere da sentire tra i piedi sudati e gli occhi che impazziscono perchè vorrebbero vedere tutto contemporaneamente perchè gli sembra di esser finiti nel posto dove c'è da vedere tutto, contemporaneamente - anche se magari, oggettivamente, non è affatto così! E' uno di quei libretti semplici, semplicissimi ma buoni e fragranti, come il pane. Non nascondono malizie o desideri di primi posti nelle classifiche ma hanno solo un'estrema voglia di raccontare - tra la polvere e l'asfalto - una storia vissuta, affidandosi a te. E candidamente la affidano a te. La offrono in cibo a te, per la tua bocca, perchè digerendola diventi parte di te.

La voce di colui che ha viaggiato giunge a te dopo un lungo cammino. Ma attenzione: non giunge nemmeno la voce di colui che ha osservato ma piuttosto la percezione di costui ed il suo pensiero - pietre ancor più preziose della voce stessa. Sono gli occhi che parlano, le mani che descrivono, i piedi che avanzano nel racconto.

Mi affascina il fatto che quelle parole siano partite dai luoghi descritti - il Senegal per l'occasione - da una mente attenta, da un foglio bianco e da una penna. Forse sono passate da un diario, sicuramente dalla tastiera di un pc, sono state visualizzate, rivedute e debitamente corrette di fronte ad un monitor magari dalla scrivania di casa del viaggiatore - che io non conosco ma che in questo modo, mi fa essere con lui, nel suo viaggio, il viaggio di anni fa - che è anche il viaggio di oggi, se lo facessi!

Sembrano l'eco di parole lontane - parole che sanno di verità -, partite da chissà dove e giunte a me: parole che non si fermeranno a me ma che mi affiancheranno, mi sorrideranno ed inevitabilmente, mi sorpasseranno - per fortuna. Io sono piccolo, esse hanno da fare il loro cammino. Ma una volta passate, non ti lasciano più solo, anche se "se ne vanno via". Hanno la bontà di tenerti caldo il cuore e farti andare a letto felice e contento. Ti svegliare la mattina con una nuova voglia Vivere e con la Speranza che qualcosa si possa fare. Racchiudono in se la magia di qualcosa di sperato che può accadere, di una speciale giornata di sole passata con gli amici più scanzonati, di una preghiera esaudita quando meno te lo aspetti - di un regalo ricevuto dal Cielo che senti essere un regalo incredibile ma che nemmeno sai perchè, per come, per quando. Ma senti forte che è stato un regalo importante, passato di mano in mano, salutato da un sorriso sincero di un venditore di colore incontrato un sabato di settembre, per caso, vicino al Duomo a Milano.

E senti che è una storia bella, che è solo l'inizio di un'altra storia - incredibilmente - ne senti la nascita nello stomaco - improvvisamente - compaiono le farfalle e l'emozione vibrante al sol pensiero mi regala cent'anni ancora di vita da spendere, a tutto gas!

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