30 novembre 2009

Una malattia dell'anima

"Tutti conosciamo una malattia diffusa nell’Africa Centrale chiamata malattia del sonno. Ciò che dobbiamo sapere è che esiste una malattia simile che colpisce l’anima – e che è molto pericolosa, perché si instaura senza essere notata. Quando dovessi notare il minimo segno di indifferenza e di mancanza di entusiasmo nei confronti nel tuo simile, stai allerta!”

"L’unica maniera di cautelarsi contro questa malattia è capire che l’anima soffre, e soffre molto, quando la obblighiamo a vivere in modo superficiale. L’anima ama le cose belle e profonde”.


Prof. Albert Schweitzer, medico e missionario
Premio Nobel per la pace nel 1952

29 novembre 2009

Cosa è importante nella tua vita?

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto di marmellata vuoto e lo riempì con sassi di circa tre centimetri di diametro; poi chiese ai suoi studenti se il contenitore fosse pieno ed essi gli risposero di sì.

Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente: ovviamente i piselli si infilarono negli interstizi vuoti rimasti tra i vari sassi. Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi, ancora una volta, risposero di sì.

Quindi il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto. La sabbia riempì ogni spazio vuoto rimasto: per l'ennesima volta il professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa volta essi risposero che lo era senza ombra di dubbio.

Infine il professore tirò fuori da sotto la scrivania due lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero a crepapelle.

"Ora" disse il professore, "voglio che voi capiate che questo vasetto rappresenta la vostra vita. I sassi sono le cose importanti, la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli, le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti: il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto. La sabbia è tutto il resto... le piccole cose, insomma."

"Se metteste dentro il vasetto per prima la sabbia" continuò il professore "non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita: se dedicherete tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti. Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto. Prendetevi cura in primis dei sassi, ovvero delle cose che veramente contano. Fissate le vostre priorità... il resto è solo sabbia".

Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore cosa rappresentasse la birra. Il professore sorrise. "Sono contento che me l'abbia chiesto. Volevo solo dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere la vostra vita, perchè c'è sempre spazio per un paio di birre con gli amici!"

26 novembre 2009

Che sia un bel tango argentino!

Guarda...
la vita è troppo corta per preoccuparsi!

Non farti mai prendere dalle preoccupazioni!



Perché la vita è cosi bella!

Ballala!

In qualsiasi modo
tu lo possa
tu lo voglia
fare.

E con il tuo ballo,
rallegra
anche l'esistenza degli altri!

23 novembre 2009

Il brainstorming è una gran caxxata - e chi lavora 10 ore al giorno è uno str...

Lavorare in una multinazionale nel campo della consulenza è un'esperienza decisamente unica. Circa due anni fa, quando ho deciso di "passare da qua" non avevo letteralmente idea di ciò che potesse significare e non conoscevo praticamente niente dei dinamismi interni sia strettamente tecnici lavorativi sia relazionali - ovvero che riguardano il modo in cui le persone si relazionano fra di loro e si atteggiano all'interno di un'azienda.

Non posso negare di essere contento di aver intrapreso questo percorso perchè, sia dal punto di vista professionale e tecnico sia dal punto di vista umano, è un campo di battaglia dove si impara davvero tanto. Ma, come ho appena detto, si tratta di "un campo di battaglia" fatto a volte di tacchi a spillo e minigonne, a volte di manager arroganti e un po' tiranni, a volte di spintonate e gomitate fra colleghi per arrivare prima del compagno di scrivania, a volte di informazioni non passate per saperne più del concorrente/collega - e tutta questa bagarre, giorno dopo giorno, è molto, ma molto stressante! :) E proprio per questo, quasi quotidianamente, metto in discussione il mio futuro lavorativo ambendo a qualcosa di diverso e di maggiormente stimolante, di più umanamente vivibile e, se possibile, un po' meno battagliero!

E passando fra i banchi in libreria a Milano ho visto un libretto il cui titolo mi ha subito attirato e che esprime molte cose che : Come faccio di solito, ho aperto a caso il libretto lasciando che esso stesso, se ne era capace, mi offrisse qualche spunto di riflessione interessante e se mi "chiamasse" alla lettura. L'ho sfogliato un po' e... decisamente sembrava che l'autore del libro avesse camminato con me nel mio stesso ufficio - è forse un mio collega? - e che quel libro fosse venuto fuori da una nostra chiacchierata alla macchinetta del caffè durante una pausa pomeridiana! Fantastico! Non potevo pretendere di meglio, era proprio quello che cercavo! :)

Chi mi conosce può facilmente rendersi conto che non dico una fesseria e che non scrivo questo per chissà quale motivo ma bensì perchè... quante volte mi avete sentito parlare di questi argomenti? :) Troppe...

In una multinazionale


Sei merce di scambio, un soldatino di piombo messo sul campo di battaglia, da sacrificare quando ce n'è bisogno. [...] Per questo cerca di mantenere un distacco emotivo se lavori per una grande azienda. Non dire mai "noi" ma "l'azienda per cui lavoro". E' un contratto. Non devi dare la tua vita per un'impresa. "Io ci metto il mio lavoro, tu mi dai i soldi", questo è lo spirito giusto. Con serietà, impegno e correttezza, ma sempre all'interno di un rapporto di tipo contrattuale. (pagina 15)

Sembrano discorsi inutili e banali probabilmente per chi non ha mai vissuto un'esperienza del genere, ma credetemi sulla parola, non lo sono affatto perchè è incredibile come molta gente oggi viva per lavorare e non lavora più per vivere ed il proprio lavoro diviene prepotentemente dilagante nella vita sia come tempo effettivo speso in ufficio sia come modalità di pensiero, azione e quasi "l'uomo diviene il proprio lavoro" ovvero non esiste niente oltre al lavoro e parlare di altro è da "cazzoni". Vi giuro che, se me lo avessero raccontato non ci avrei mai creduto. Roba da assuefazione da lavoro e fama di carriera inesauribile.

L'ambiente di lavoro, proprio inteso come spazio fisico non è a volte il massimo. Personalmente mi è capitato di stare per circa 3 mesi col computer sul climatizzatore della stanza perchè non c'era più posto e sembrava di starsene in una stalla e tutt'oggi combatto per avere uno schermo piatto normale che non uccida gli occhi standoci diverse ore al giorno davanti. Per non parlare poi delle installazioni dei programmi che, a farne richiesta, sembra di chiedere di fare una passeggiata sulla luna - cosa che comunque un astronauta potrebbe chiedere e fare - ed io che sono un consulente informatico non posso chiedere un software che mi serve per lavoro? E poi il famosissimo e moderno open space (che non è altro che uno stanzone dove si sta tutti insieme - minimo 30 persone!)...


Il sentirsi sotto controllo limita anche l'autostima e la creatività. Perchè porta le persone a omologarsi totalmente al comportamento del gruppo. Se tutti mi controllano, non potrò sperimentare nuove procedure, non potrò sviluppare in segreto nuove idee, magari trasgredendo i dettami aziendali. Non lo farò per non essere rimproverato, deriso, considerato un "fannullone" o uno che perde tempo in sciocchezze. [...] Molte grandi idee, alla base di straordinarie invenzioni, sono state elaborate in periodi di incubazione all'interno di momenti di "ozio creativo" e mentre gli inventori erano occupati in altre attività. Come Archimede, che trovò la soluzione al difficile problema di stabilire il peso della corona del signore di Siracusa mentre stava facendo un bel bagno caldo... così tu potresti avere un'idea rivoluzionaria mentre giochi a minigolf nel tuo ufficio. (pagina 100)

E quali possono essere le logiche conseguenze di una vita d'ufficio da dieci e anche più ore di lavoro al giorno?


E che idee brillanti può avere un collaboratore che cammina come uno zombie con gli occhi socchiusi a causa della stanchezza? Magari sbattendo ogni tanto contro gli stipiti delle porte? Io voglio gente sveglia, innovativa, creativa, che dia una spinta all'innovazione. Se stai in azienda tutte le sere fino alle dieci, non potrai farlo. (pag. 109)

E dunque c'è una soluzione a tutto questo?


La prima cosa da fare è "scattare una fotografia" alle tue giornate attuali. Ti renderai conto del fatto che buona parte del tuo tempo viene utilizzata per attività poco utili o addirittura da eliminare. E probabilmente che tendi a rimandare le attività più importanti. Un perfetto cretino. Infischiandotene di ciò che affermava Voltaire: " Non bisogna farsi dominare dalle cose urgenti, tanto da dimenticare quelle importanti". Importanza ed urgenza sono proprio le due variabili che mi permettono di capire come affrontare le attività che devo svolgere. Intendendo, per urgenza, la vicinanza alla scadenza di un'attività, e, per importanza, il contributo che quell'attività dà al raggiungimento dei miei obiettivi. (pag. 111)

Insomma ho trovato questo libro davvero ricco e pienissimo di spunti interesssanti. E, come affermavo all'inizio, continuo a pensare che


La grande azienda è senza dubbio un'ottima scuola quando entri nel mondo del lavoro. In pochi mesi capisci come sono organizzate le varie funzioni aziendali, vedi o partecipi direttamente a progetti che in una piccola realtà non avresti mai visto. Poi ti costruisci un curriculum importante e, soprattutto, capisci cosa non fare...

Come dire, tutto serve, eccome se serve! E sono proprio d'accordo...

(Nei riquadri sono trascritti dei brani presi dal libro di Nicola Zanella "Il brainstorming è una gran caxxata - e chi lavora fino alle 10 di sera è uno str..." che è disponibile in libreria oppure anche da questa pagina o, se preferite leggere qualche citazione del libro ed avere maggiori informazioni su libro/autore, potete visitare questa pagina)

20 novembre 2009

Gesù e il business miracoloso


 
Ne avevano viste e vissute tante - ma proprio tante - e quel che avevano vissuto aveva dell'incredibile e dell'inenarrabile. Uomini come tutti gli altri, le loro piccole vite erano state sconvolte da qualcosa di potentissimo e di importantissimo non solo per loro ma per tutte le generazioni passate, presenti e future anche se essi non ne avevano la benchè minima certezza. O meglio, qualche bagliore di certezza l'avevano pur trovata in vita loro ma se ne erano spesso andate via, spazzate e distrutte da altri eventi altrettanto strani e talvolta incomprensibili. Ed erano rimasti - Pietro ed i suoi amici - con qualche certezza e con molte non-certezze. Disillusi forse, ridimensionati in quel che credevano di aver incontrato, visto, udito, toccato. Straniti.

E allora si ritorna a lavorare, per mangiare. E si ritorna in quel mare che già si conosce bene, pieno di pericoli e di difficoltà ma pure di opportunità da cogliere al volo per poi rivendere nel mercato, il giorno successivo.

Quando si ha un momento di indecisione nella vita, o quando le cose non vanno come avremmo pensato e sperato, la prima cosa che si fa è ritornare sulle certezze che abbiamo sempre avuto. E' l'unica cosa che si possa fare, ritornando a scrutare il cielo con aria interrogativa e stringendo forte nelle proprie mani le stesse reti di sempre, quelle che sempre ci hanno dato da mangiare - in tutti i sensi!

Ed è così che ha fatto Pietro quando qualcosa nella sua vita non tornava: non tornavano i conti e 2 + 2 non faceva quattro - come sarebbe stato logico che fosse - ma Pietro si trovava fra le mani solo un 1 - ed era strano, era proprio strano. Strano da giustificare in famiglia e con gli amici questo 1 che si ritrovava fra le mani dopo mesi ed anni in cui, di cene e pranzi gioiosi ne aveva passati tanti e tanti raccontando a tutti che quel Gesù che aveva incontrato era qualcuno di speciale. Amarezza in fondo al cuore di una storia non compiuta, fatiche ed energie buttate, forse giorni sprecati? - parole, gesti, fatti, situazioni, amicizie e convinzione da gettare? - lacrime e sbadigli regalati al nulla?

Come si sarà sentito Pietro quando, trovando in fondo a se le piccole risorse rimaste, stringendo i pugni nelle tasche, ha detto agli altri, anch'essi intenti chissà a fare che cosa, che se ne sarebbe tornato a pescare. "Io vado a pescare" - perentorio, deciso, senza tanti fronzoli. Lo immagino come un "Mi sono rotto di stare qui chiuso in una stanza a cercare soluzioni ad un teorema che soluzioni non sembra averne. Mi sono proprio rotto! Cerchiamo di fare qualcosa di buono. Io vado a pescare. Vediamo di riuscire a combinare qualcosa!". Ancora una volta la scelta più logica di fronte ad un alone di mistero sui fatti che avevano sconvolto il gruppo.

Pietro non ci stava. A quelle condizioni non ci stava! Non era possibile che tutto quel percorso fosse finito lì, quasi in una strada senza sfondo. E non voleva sentir ragioni: non voleva perdere tempo e dominato come sempre dalla sua naturale istintività, voleva "fare qualcosa". Non sopportava di starsene con le mani in mano: non era fatto per stare fermo aspettando gli eventi. Gli eventi sono eventi e capitano - per loro natura. L'uomo deve darsi da fare per conto suo! Così che gli "eventi" vedendo le nostre buone intenzioni, ci vengano a loro volta incontro!

Ed incredibilmente, gli altri, lo seguono.

E tutti riprendono in mano gli strumenti del mestiere. Reti, barche, qualche tozzo di pane per la nottata. Presi dall'euforia di pescare qualcosa da rivendere il giorno successivo. Una bella pesca e qualche buon affare stipulato dà sempre un certo buon umore ed una certa sicurezza - cosa di cui probabilmente in quel momento tutti avevano un estremo bisogno.

Si riaffrontano le onde, si cerca il punto che sembra migliore, si sondano le acque - del mercato - si chiede consiglio al collega di fianco, si seguono tutti i presupposti di sempre che sempre hanno condotto a qualcosa di buono da ridare. Ma c'è ancora qualcosa che non va: al mare sembrano non interessare le nostre reti e le nostre mani faticano inutilmente - senza nessun riscontro positivo.

Non si pesca niente, faticando.

Non ci saranno i sorrisi dei clienti il giorno dopo al mercato. Nessun abbraccio e nessuna pacca sulle spalle per nessuno del gruppo, nè sorrisi, nè divertimento in quello che si fa, nè soddisfazione in famiglia raccontando il piccolo successo del momento - che diviene in quell'istante la vittoria più bella del mondo - perchè non c'è nessun successo o conquista da raccontare! Non ci saranno i soldi derivati dalla vendita perchè non ci sarà nessuna vendita. Adesso ci si mette pure il mare. Il mare. Si ribella pure il mare adesso?

Dunque abbiamo perso tutto.

La faccia in famiglia, la faccia con gli amici. La dignità professionale. Le capacità da sempre avute. Le sicurezze di sempre che sembrano anch'esse smarrite, anche loro, scomparse con quei fantasmi che appaiono nelle stanze dove ci riuniamo - e dentro di noi! E da una tristezza ed amarezza - perchè quella aveva fatto muovere i nostri passi per andare a pescare - ci ritroviamo con due amarezze in più e ancor più fatica in testa e nei muscoli. Sfiancati. Sfiniti. Al limite del sopportabile.

E quando si arriva a quel punto accade che, nella vita, si ascolta il primo consiglio del primo che ti suggerisce qualcosa - le abbiamo tentate tutte e non sappiamo più cosa fare! Dunque si ascolta anche qualcuno a caso - non bisogna mai lasciare niente al caso! - chi se ne frega se questo non ha studiato, se non è del settore e non ne sa niente della pesca mentre noi siamo dei buoni esperti: magari lui vede le cose da un altro punto di vista, magari ha fortuna. Sì, sì, facciamo quel che dice, ed in fretta anche! Siamo senza risorse, senza cibo. Siamo con l'acqua alla gola!

Ed è qui che Pietro aveva ragione: non bisogna mai starsene con le mani in mano. Nemmeno un attimo! Perchè gli eventi accadono quando me te lo aspetti ed in un modo inconsueto che mai avresti potuto immaginare. Non accadono per tuo merito o per tua propensione, per conoscienza di ciò che sta facendo o perchè sei più bello. Se devono accadere, semplicemente accadono. Noi dobbiamo lavorare - ma sempre con un occhio in attesa di un segno benevolo dal Cielo senza il quale non possiamo fare niente! Istintivamente Pietro aveva agito bene: aveva condotto i suoi al passo successivo della loro storia con Gesù - anche se nemmeno lui ancora se ne rendeva conto e tantomeno i suoi amici.

Perchè la Vita, quando ti dai da fare con le reti e le lacrime del quotidiano, non può starsene anch'essa con le mani in mano. Ed anch'essa stringe i pugni nelle sue tasche e le batte sul tavolino dell'universo e fa sobbalzare tutti dalle proprie poltrone e fa alzare i deboli e fa cadere coloro che si sentono forti e che spadroneggiano, tireggiando. Perchè la Vita è la prima che non può accettare l'ingiustizia e le sofferenze delle persone! E così la Vita li stava aspettando sulla riva del mare per cibarsi, assieme a loro, delle loro stesse vittorie e delle loro conquiste: anche la Vita esulta di Gioia con noi quando i nostri affari vanno in porto alla grande!

E come potrebbe essere altrmenti? Quei pesci finiscono sulla bancarella e... un sacco di gente se ne ciba! E così cresce, si nutre, mangia, digerisce ed ha ancora energie, forza ed entusiasmo per riscotruire il domani. A volte anche solo un tozzo di pane mangiato con Gioia dà un'energia esorbitante che ti fa scalare montagne e pianure, senza più mangiare niente e bevendo solo l'acqua che piove dal Cielo! La Vita poteva dunque non essere contenta di quella pesca miracolosa che lei stessa aveva suggerito di fare?

E così la Vita suggerisce. Tolte tutte le umane certezze che hanno condotto solo ad un fallimento - facendo la cosa più logica non abbiamo ottenuto nessun risultato positivo! - si segue la Vita che parla in fondo dentro di noi - dalle sponde del mare nascosto dentro di noi - o il consiglio di un amico che non si sentiva più da dieci anni ma che, in qualche modo, fa sempre parte della notra vita - senza sapere nemmeno perchè!

E si fa quel che dice lui... e velocemente si rigettano le reti. Un ultimo tentativo - cosa costa ormai? Siamo col culo in terra! - senza pretendere stavolta che sia quella buona. Erano altre le nostre pretese: pretendevamo di pescare noi, per come eravamo abituati a fare, per come sappiamo fare. Pescare grazie a questa dritta di questo tipo dà pure meno soddifazione ma ormai non è più il momento di fare gli schizzinosi: si tratta di mangiare o di non mangiare, si tratta di presentarsi domani al mercato oppure di tornarsene a casa, tristemente a casa senza aver preso nulla.

E via. Si getta la rete - ma chi è quel tizio sulla sponda che ci ha detto di gettare la rete? - chiede uno.
- Ma che ne so - risponde Pietro - con questa nebbia non si vede nemmeno bene - e continua a preparare la rete.
- Chi se ne frega di chi è - dice un altro - se prendiamo due pesci fatti bene siamo a posto per oggi e si torna a casa... che nottata sfigata! - conclude continuando a lavorare.

E tutti avevano la stessa certezza. Poteva essere la salvezza. Una salvezza inaspettata. Ma tanto erano disillusi da tutto e tutti che nemmeno ci speravano che stavolta fosse la volta buona: erano solo in attesa degli eventi.

Ed il busines tornò ad essere business!

Pesci su pesci. Affari su affari. Soldi su soldi. Mercati su mercati. Mani che stringono mani e signore che vengono al banco scegliendosi il pesce migliore e compiacendosi della vasta e buona scelta che veniva offerta da quei pescatori. E sorridono... sì sorridono! E tornano a casa raccontando al marito che - stamani c'era proprio un sacco di bella scelta al mercato... ed i prezzi, anche i prezzi erano davvero accessibili!

Che bello! Che bello! Finalmente!

Ma qualcosa non tornava: chi era quello che aveva suggerito questa mossa finanziaria strategica ma che di strategico davvero poco aveva per gli esperti del settore? Chi era colui che aveva dato quel suggerimento così benedetto dal Cielo tanto che adesso non riuscivano nemmeno più a smazzare tutti gli affari che avevano tra le mani? Da niente a tutto! Senza passare per nessuna via di mezzo di incremento quotidiano del business, senza limare cm dopo cm conquistandosi spicchi e fette di mercato sempre più importanti! Da niente a tutto, solo per aver seguito senza indugiare il suggerimento di uno sconoasciuto che niente aveva a che vedere con i nostri affari.

E chi aveva l'occhio più esperto e forse il cuore più libero dagli affari rispetto agli altri - Giovanni! - lo riconobbe e lo annunciò a tutto il gruppo: quel tizio era Gesù!

Gesù! Gesù! Gesù!

(libera interpretazione-racconto del passo del Vangelo di Giovanni 21, 1-8 detto "La pesca miracolosa") 

19 novembre 2009

Scendere a tutta velocità!


C'è il tempo in cui si scende in picchiata a tutta velocità e poi, subito dopo, il tempo in cui occorre ritornare in cima alla montagna per poter ancora rilanciarsi e riassaporare lo stesso brivido di prima e forse, ancora più bello.

Non c'è una discesa uguale ad un'altra, e lo stesso percorso può essere interpretato in molti modi. Ogni discesa è sempre diversa, anche se sempre uguale.
E quando si risale su, si pensa a com'è andata fin'ora, a dove possiamo migliorare, a come prendere il prossimo dosso senza cadere ma aumentando ancora i brividi sulla pelle. E si pensa al prossimo giro, al prossimo turno dicendosi - cavolo, voglio andare ancora più forte! - e si ristorano i muscoli, la mente ed il cuore per esser ancora pronti perché la neve è beffarda ed il rischio di farsi male - pur volendo solo divertirsi - è sempre alle porte.

Così ci ritroviamo al cancelletto di partenza - sei pronto? - ancora una volta... e giù, giù a tutta velocità solo per il gusto di mettersi alla prova, prendersi tutto il vento in faccia, domare le curve e le discese della vita, affrontarle a denti stretti, fino alla fine del tracciato.

16 novembre 2009

La lezione del tacchino che voleva fare carriera velocemente

Un tacchino selvatico chiacchierava con un toro:
- Mi piacerebbe tanto arrivare in cima a quell'albero, ma non ne ho la forza
- Beh, perché non ti mangi un po' della mia merda - rispose il toro - E' piena di roba nutritiva -

Il tacchino becchettò un po' di merda e scoprì che di fatto gli aveva dato forza sufficiente per arrivare al primo ramo dell'albero.Il giorno dopo, mangiato un altro po' di merda, arrivò al secondo ramo.


Dopo un paio di settimane, il tacchino era fieramente appollaiato sulla cima dell'albero. Ma fu subito visto da un cacciatore che lo abbatté.


Lezione di carriera: mangiando merda puoi arrivare in cima, ma non è detto che ci resti...

12 novembre 2009

La differenza fra un blog e un libro

Beh ho buttato giù qualche appunto a riguardo:

  • Staticità VS dinamicità costante: un libro, una volta scritto, non lo puoi più cambiare - è qualcosa di fermo! Un blog è sempre in scrittura, sempre in movimento ed è inserito in un contesto dinamico - è come un libro di cui vengono scritte pagine e pagine giorno dopo giorno!

    Beh sì, un libro puoi aggiornarlo, puoi fare nuove edizioni e pubblicarlo nuovamente ma in fin dei conti, un libro, è qualcosa di molto statico. Certo alcuni generi di libri se ne fregano altamente della loro staticità in quanto ciò che contengono è sempre valido e sempre vero e nessuno potrà mai contestar loro assolutamente niente - un romanzo, per esempio non ha bisogno di aggiornamenti, ma un libro di economia invece sì! - ma in certi contesti ed in certe argomentazioni l'aggiornamento costante è un fattore determinante affinchè i concetti passati rimangano veri e sempre validi.

  • Scrittori predefiniti VS "multi-autore" dinamici in corso d'opera: un libro generalmente lo scrivi da solo - o assieme a pochi altri attori predefiniti! .Un blog invece può essere portato avanti da più persone, anche da un nutrito gruppo di scrittori che possono pure aggiungersi dinamicamente in corso d'opera.

  • Scrittura predefinita VS scrittura partecipata: lo scrittore scrive ed esprime qualcosa senza avere un riscontro diretto con i lettori fin quando il libro non viene stampato e pubblicato. Un blog cresce assieme ai propri lettori e si nutre e si accresce dei loro interventi e dei loro commenti: è dunque molto più "partecipato" dai lettori rispetto ad un libro e decisamente più interattivo!

  • Fascino e bellezza VS praticità: sebbene un libro mantenga un fascino unico ed irripetibile che un blog non potrà mai dare proprio per sue "caratteristiche fisiche intrinsiche" - come l'odore della colla e delle pagine nuove o vecchie e lo sfogliare lento, toccato e accompagnato con le dita della mano! - l'efficacia e la praticità di un blog sono probabilmente impareggiabili. Su un blog si possono ricercare informazioni ed è possibile utilizzare tutta la multimedialità esistente, cosa ichiaramente mpossibile in un libro cartaceo.

  • Costo: un blog è gratuito mentre un libro è generalmente a pagamento perchè stampare pagine di carta ha un costo mentre colorare pixel e riempire bit ha costo 0! (a parte gli esigui costi opzionali che un blogger può voler sostenere per acquisire un dominio particolare, ma è una sua libera scelta, niente di necessario!)

  • Portabilità: un libro te lo puoi portare dietro e leggertelo in metro o in pullman o in treno, ma con internet nel taschino puoi portare con te l'intera tua collana preferita e non soltanto un volume, evitando pure l'ingombro del peso e della grandezza. Certo probabilmente leggersi un libro su un dispositivo mobile è molto meno romantico... ma è decisamente efficace e potente!

    Ed io, quando mi muovo, odio portarmi dietro un mucchio di roba in borse, zaini, valigie e tasche varie del giaccone... però amo leggere, e pure scrivere - anche quando sono in viaggio!

I blog mi sembrano dunque i moderni libri: accessibili sempre, sempre aggiornati e consultabili dovunque tramite dispositivi mobili come i cellulari o piccoli notebook, interattivi, permettono non solo di leggere ma danno la possibilità al lettore di controbattere tutto quel che propone lo scrittore, partecipando, in qualche modo, alla scrittura stessa del testo, ampliandone i concetti trattati, rileaborandoli, espandendoli, migliorandoli, puntualizzandoli.

Praticamente oggi come oggi possiamo girare con una biblioteca sempre in tasca avendo a disposizione internet costantemente nel proprio telefono! E vi sembra poco?

10 novembre 2009

Corriere assieme agli altri per raggiungere il traguardo

Quando ci si allena si corre da soli o con poche persone.

Si ha bisogno di totale libertà, di ascoltare il proprio corpo, d'imparare ad ascoltarsi, di sentire il sudore che scorre, di portare sempre al limite mente e corpo.

Si va in posti sperduti, in campagna, si attraversano campi e fiumiciattoli, ci si sporca, non si beve nemmeno un sorso d'acqua e si riprende coscienza che questo cuore che batte forte presto smetterà di farlo - presto è pure fra 80 anni! - e che quella terra in salita che adesso ti fa sputare sangue, prima o poi ti riaccoglierà amichevolmente.

Ma in gara, in gara - come nella vita - non si corre mai da soli - non siamo mai soli!

Tutti a misurarsi, gli uni accanto agli altri. Se uno ha imparato a conoscersi, sa anche fin dove può arrivare, che ritmo può tenere, fino a che punto può tirare e quando è il caso di mollare. Non importa quando vada forte quello accanto a noi: bisogna fare sempre i conti con noi stessi.

E stringere la mano all'avversario - compagno - che ha fatto lo stesso percorso assieme a te - che sudato come te, che si è allenato più o meno di te, che ha sfidato se stesso ed il suo cuore proprio come hai fatto tu. Senza mai riguardarsi. Spendendo tutto quello che poteva essere speso. Sudando tutto quello che si poteva sudare. Che poi è proprio questo il bello, è proprio questo quello che conta.

Dare tutto quel che si può dare senza aver nessun riguardo per se stessi - sapendo che c'è già Qualcuno che ha ben riguardo di noi stessi!

9 novembre 2009

La lezione del corvo che non fa niente

C'era un corvo che se ne stava appollaiato sui rami alti d'un albero e non faceva niente tutto il giorno.

Un coniglietto di passaggio vide il corvo e gli chiese:
- Posso starmene anch'io seduto qua a non far niente tutto il giorno?
- Certo, perché no? - rispose il corvo.

E il coniglietto si sedette comodo a terra sotto il corvo a riposarsi.

All'improvviso apparve una volpe, saltò sul coniglietto e se lo mangiò.


Lezione di carriera: per startene seduto a non far niente tutto giorno, devi essere seduto molto in alto.

6 novembre 2009

Fuga per la libertà

Ci sono posti tristi e bui - grigi e cattivi - e posti splendidi, pieni di luce e di pace. E dovrai attraversarli entrambi!

Impossibile scappare - anche se è la prima cosa che ci viene in mente! - ma impossibile pure non vederne il male ed il marcio - mamma mia che puzza che c'è qua... ma che cosa è?

Inutile anche fare finta di non vedere - anzi se vedi, cerca di non smettere di vedere!

Perchè pure vedere è un dono!

La maggior parte del nostro tempo lo passiamo invece a non vedere - guardiamo ma non vediamo o facciamo finta di non vedere - e se intravediamo chiudiamo subito quello spiraglio e sbattiamo la porta per rimanere belli chiusi nella stanza, assieme agli altri. Tanto una finestra per vedere fuori e per far entrare un po' di luce e d'aria c'è e allora, chi se ne frega!

Vedere porta a rendersi conto, rendersi conto vuol dire farsi un problema di coscienza, farsi un problema di coscienza ci fa porre delle domande, farsi delle domande vuol dire mettere tutto in ballo - rigiocare tutto fino all'ultimo spicciolo - per cercare delle risposte - ancora una volta devo fare questa fatica?

Questo vuol dire pensare, interrogare ed interrogarsi, distruggersi se necessario per ricostruirsi. Insomma vuol dire poter perdere il proprio pensiero per riconoscere la verità di un altro pensiero, vuol dire poter perdere certe sicurezze scoprendo e riconoscendo che sono profonde debolezze e chiusure anzichè aperture di possibilità e belle esperienze. Significa porsi nelle condizioni di perdere: perdere la faccia, perdere soldi, perdere contatti, perdere possibilità. Perdere tutto di fronte agli altri ed al loro pensiero - che nella maggior parte dei casi per noi è tutto! - ma in certe circostanze questo perdere è guadagnare profumatamente ed un ritrovare immensamente se stessi. Vuol dire ricominciare a vivere, finalmente.

Riguadagnare la propria libertà. Riguadagnare il proprio tempo. Riguadagnare la libertà di pensiero. Riguadaganare la libertà di dire quel che si pensa davvero - e non dire quel che dobbiamo dire condotti dalla circostanza che stiamo vivendo per non perdere la faccia! - Riguadagnare la nostra dignità. Riguadagnare la nostra testa. Riguadagnare la possibilità di essere come siamo, ridendo e scherzando, gettando nel posto adatto - il cestino! - un sacco di pensieri e situazioni che non stanno nè in cielo nè in terra - ma che sono divenuti, diabolicamente, sia cielo sia terra.


Vale tutto l'oro del mondo!

5 novembre 2009

Come fingersi grandi lavoratori - e fare carriera?



Ho letto questo articolo di giornale - ma di quale rivista o quotidiano sarà stato? Qualcuno lo sa? - per la prima volta appeso nell'ufficio dove lavoro ormai da quasi un anno ed è stato amore a prima vista.. Non si sa chi ce l'abbia attaccato ma è troppo bello anche perchè è troppo vero: la gente fa effettivamente così  come descritto! E fa anche molto, molto di più!

Fingere di lavorare sempre e sempre, senza sosta, in alcune strutture organizzative - che non amo per niente! - è una delle principali regole basilari per cercare di fare carriera.

Ed oltre ai "suggerimenti" dell'articolo, io aggiungerei pure:
  • lamentati spesso del troppo lavoro con tutti e in ogni occasione: la gente finirà per credere che effettivamente lavori davvero tanto;
  • non alzarti spesso dalla sedia: più riesci a stare attaccato col sedere e fermo alla scrivania con la mano sul mouse e gli occhi sullo schermo del pc e più il tuo essere indaffarato sarà credibile;
  • lascia a qualcun altro l'incombenza di "chiamare gli altri per la pausa caffè" perchè chi ha questo incarico - ed in ogni ufficio c'è colui che spontaneamente resiste di meno e si candida per acquisire questo titolo - non è mai o quasi mai considerato un vero lavoratore doc ma bensì, spesso, un "cazzone" doc!
Sai suggerirne altri? (possono sempre fare comodo!)

4 novembre 2009

10 cose che odio del lavoro dipendente

  1. essere vincolato a stare in ufficio un sacco di ore, molte più di quelle necessarie per concludere quel che devo fare in giornata;
  2. essere vincolato ad orari di entrata e di uscita compreso il tempo - limitato - di pausa pranzo;
  3. avere sempre qualcuno che controlla il mio operato e che si diverte a chiedere ogni mezz'ora "a che punto siamo?" senza che conosca le reali difficoltà di ciò che va fatto;
  4. avere qualcuno sopra di me che è un emerito incompetente in quello che facciamo (a chi chiedo aiuto, a parte l'onniscente Google?) - non è possibile chiedergli un aiuto tecnico perchè non ne sa niente e ti si attacca alle palle come un gatto malefico finchè non hai finito quel che devi fare solo perchè lui dovrà rendere conto dello stato di avanzamento dei lavori al suo diretto superiore!
  5. avere qualcuno sopra di me che vive e lavora con l'ansia di essere perfetto per rendersi perfetto davanti al suo superiore: trasmette solo ansia e preoccupazione, agitazione e sconquasso nel gruppo di lavoro; non aiuta al raggiungimento dell'obiettivo previsto - anzi molto spesso è proprio controproducente rallentando pure il lavoro degli altri e non contribuisce in nessun modo a creare un un clima lavorativo positivo dove ognuno è spinto a dare sempre il massimo!
  6. avere qualcuno sopra di me che non ha in se il gusto bello della vita, dell'avventura e che non è propositivo e non fa niente per fare gruppo e per far star bene le persone, per farle crescere e realizzarsi - non ha capito niente ma proprio niente della vita perchè anche se prendesse 200mila euro di stipendio, ma non aiuta chi ha vicino, a cosa gli giovano?
  7. avere uno stipendio fisso senza possibilità di poterlo incrementare in base a nuove idee e progetti e senza che vi sia una corrispondenza effettiva sul quanto e sul come si è capaci di lavorare e produrre - che sia però anche un'ancora di salvezza ed una bella sicurezza?
  8. essere pagato pochissimo per sviluppare funzionalità che vengono vendute dal business un sacco di soldi!
  9. non avere la possibilità di impiegare le proprie doti e capacità a pieno - sviluppare la propria creatività, impiegarla e metterla a frutto!
  10. essere sempre inesorabilmente dalla parte della lama - la parte del manico ce l'hanno sempre i capi e la puntano ciclicamente contro di te! - e com'è la roulette russa, prima o poi ti tocca!

3 novembre 2009

Ricalpestare le stesse pietre di una volta

Il Vento della Speranza ti porta lontano ed alza le foglie e le carte di giornale da terra - ed alza te da dove sei entrandoti fin dentro al golf - infastidendoti e pungendoti ma svegliandoti.

Lo stesso Vento può ricondurre i tuoi piedi sulle stesse pietre già calpestate, sulle stesse pietre dure e amate - divenute morbide con lacrime, pianti e gioie - sullo stesso tufo che ti entra negli occhi per farteli lacrimare - sarà polvere o Vento?

Non stringere i pugni e stringi i pugni: perchè c'è ancora tempo per stringere i pugni ed aprire le mani. Per sentire ancora il Sapore ma con retrogusti diversi. C'è tempo ancora per fare tardi - e non dormire mai - per fare presto attendendo di fare colazione - assieme - attendendo ancora gioie, ancora eventi - cercandoli, costruendoli - assieme.

Passare dagli stessi luoghi, avanzare sugli stessi tratti, gli stessi piedi, gli stessi muscoli, lo stesso sudore, la solita fatica ed il solito cuore che batte dall'emozione e dalla gioia: ma non gli stessi occhi, non lo stesso cuore, non lo stesso sangue, non le stesse mani, non la stessa pelle addosso. E brividi che scorrono - salgono e scendono - tratti di nobiltà con tratti da osteria - vino assieme alla carne - risa e schiamazzi sulle riflessioni più profonde trovate portate dal Vento nelle vie più belle del mondo - calpestate dai giorni più normali ma straordinari.

Anche la pietra più brutta, anche la pietra più brutta è la più bella e la più amata: il colonnino bianco, il mattone rosso ed il tetto disconnesso, la salitina che fa sudare, l'albero che respira e fa respirare. Ed il Vento che passa, si ferma, ti cerca, ti abbraccia, ti gira e ti rigira, ti scalda e ti prende la mano - la lascia e la riprende - e la bacia. E promette e dice - Niente di speciale! - ma guarda con gli occhi furbi e sorride. Ha già detto tutto quel che c'è da dire - già si è inteso quel che c'è da intendere! E cosa c'è da intendere?

Così ti sciogli volentieri nel caldo del tuo cappotto ben abbottonato, nascosto dietro la sciarpa rifugio dal freddo e dalle lacrime - dall'acqua portata dal Vento! Che piova, che grandini, che scrosci - che tuoni e che lampi!

Fai te... perchè - purchè - camminerò ancora su di te!

(foto scattata alle 8 del mattino senza aver dormito nemmeno un minuto i primi di gennaio del 2009!)

1 novembre 2009

I santi hanno vinto senza usare strategie di marketing!

In barba a tutte le strategie e le efficacissime possibilità del marketing, anche del marketing più spinto e di ultima generazione, se ne stanno coloro che del marketing, se ne sono sbattuti altamente - e non vorrei dire cosa, potete facilmente immaginarlo!

Già: tutte le nostre gare per raggiungere vertici, primi posti nelle classifiche di gradimento, i nostri incredibili archibugi per aumentare di visibilità - perchè la pubblicità è l'anima del commercio! - tutte queste frivole e basse preoccupazioni, non sono interessate a coloro che hanno scritto una strada nuova pur seguendone una già scritta da sempre!

Colui che scriveva la loro strada non era uno qualsiasi che prende carta e penna così e scrive quel che gli viene in mente: un qualsiasi grasso e grosso scrivano saprebbe fare una cosa del genere! Questo scrittore è proprio un artista, uno mai sentito prima eppure già conosciuto, uno il cui nome passa spesso di bocca in bocca,  che è anziano eppure giovanissimo, che ha energia da vendere e da sprigionare. E si chiama Gesù!

Essi si sono preoccupati soltanto di una cosa: seguirLo! E seguire è molto diverso da inseguire!

Si insegue sempre qualcosa che scappa e che ci fa dannare per stargli dietro, per cercare di raggiungerlo. Si segue qualcuno che aspetta il nostro passo perchè si affianchi al suo, per poter camminare fianco a fianco, sorridendosi l'un l'altro, aiutandosi, scherzando. Chi si fa inseguire ci mette sempre in affanno e scappa sempre da noi: ma chi si lascia seguire, ci precede e ci segue, ci affianca e parla con noi. Anche se sta davanti a noi per guidarci, il suo sorriso è già dentro di noi e camminando, a distanza, siamo già vicini - quasi una cosa sola con Lui! SeguirLo non reca affanno, ma Pace Profonda! Per inseguire occorre correre e muoversi: per seguire occorre fare attenzione ai passi ed ai movimenti di chi guida perchè dalle sue direttive dipenderanno le nostre mosse, cosicchè i nostri movimenti diventino simili ai Suoi! Il nostro ben intendere subito le sue direttive ci fa stancare meno: l'alternativa è il brancolare nel buio per averle male ascoltate ed un po' di fatica in più per recuperare il passo perduto!

Non perdere tempo ad inseguire!

Ma perdi sempre tempo a seguire, perdi ogni minimo tuo ritaglio di tempo a cercare di capire le mosse per seguirLo! Ogni frammento di tempo è buono per farselo riempire da Lui: la mattina quando non hai assolutamente voglia di alzarti e di aprire un occhio e la sera quando vorresti spaccare il mondo dopo l'ennesima giornata di duro lavoro che sembra non sia servito ancora a niente e a nessuno; il viaggio in treno annoiante ed il tempo perso ad aspettare il pullman alla fermata; mentre scruti la gente stanca come te nella metro affollata e mentre contempli il cielo su un campo verde nelle campagne più belle che tu abbia mai visto!

Questo artista sarà sempre lì, per te!

E quando te ne andrai, lontano, tanto che vorresti scappare dalla tua stessa vita, Egli stesso ti seguirà,  per ritrovarti e per riabbracciarti e donarti quell'abbraccio potente che ancora non ti aveva dato. Perchè Egli ti ama pazzamente!

A Lui davvero non conta che tu sia un vincente o un perdente, che tu sia famoso o il più sconosciuto degli sconosciuti: non gliene frega proprio niente! Egli ti ama pazzamente e così tanto che non immagini nemmeno! Ma presto, presto lo scoprirai, se lo seguirai. Dagli un attimo e te ne regalerà altri 100 e ancor più belli! Donagli un pensiero ed Egli te ne donerà 1000 incredibilmente inaspettati e sempre nuovi!

Dunque i seminari di marketing ti sembreranno pure noiosi, ridicoli, inutili, stupidi!


Il tuo pensiero non sarà più di quello di far conoscere a tutti i costi ma quello ben diverso di ConoscerLo a tutti i costi!

E così lasciare ancora nelle Sue mani il pennino piumato che scorre veloce, per scrivere la tua storia - e la Sua nella tua! -, giorno dopo giorno, come già altri nostri amici - che ci aspettano per abbracciarci anch'Essi assieme a Lui! - hanno fatto: ognuno ha lasciato a Dio il compito di inventarsi la trama e gli intrecci degli snodi della loro vita lasciando a Lui, Vita stessa, di scrivere un altro personalissimo Inno alla Vita per farci uscire dal mondo e rientrarci lindi e puliti accompagnati da Lui e lasciare così la nostra piccola - ma anche Sua! - esclusiva scia luminosa nel mondo!