20 settembre 2010

Rimettere a posto le proprie ossa rotte

Francesco d'Assis, triste cavaliere di ritorno nella sua città dopo le proprie sconfitte di guerra
Quante volte siamo partiti da casa baldanzosi e contenti, pieni di entusiasmo e con una carrettata di sogni, e ce ne siamo tornati mestamente a casa, sconfitti ed avviliti dalle nostre disfatte personali?

Beh non siamo certo gli unici a cui è capitato. E' successo anche a Francesco, quello che era di Assisi e poi è diventato di tutto il mondo, anche se è diventato di tutto il mondo solo dopo un po' di fatica, una gran bella fatica fatta a piedi scalzi e non più a cavallo come era solito muoversi da prode cavaliere.

Eh, se fossimo sempre bravi nel fare tutto quel che ci capita da fare, se fossimo sempre simpatici a tutti, se riuscissimo a dare sempre il meglio di noi, sempre, in tutto quel che si fa! Se andassimo sempre d'accordo con tutti, se c'andasse sempre tutto bene, sia le cose che facciamo sia le situazioni che viviamo, eh, allora sarebbe tutto perfetto e potremmo cavalcare a testa alta e petto in fuori, come a volte accade, e saremmo sicuri delle nostre spade e contenti delle vittorie intraprese e da quelle che già ci sentiamo nel fodero ma che ancora abbiamo da combattere.

Invece, invece, la Vita è come una palestra: un continuo allenamento. Allenamento per cosa? Fatica fatta per cosa? Energie impiegate in cosa? Energie trasformate in cosa?

2 commenti:

  1. Chissà perché quel cavaliere mi ricorda Don Chisciotte, che di sconfitte era un collezionista e pure di rinascite. Potrebbe essere quel cavaliere l'emblema dell'eroe moderno se non fossimo infarciti della becera cultura del "vincente ad ogni costo" che quando è sconfitto semplicemente "scompare"...

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  2. @guglielmo: beh un po' è vero, dappertutto siamo alla rincors di "sucessi". Però bisogn pur dare un giusto pso alla parola "successo", che non è affatto negativa di per se.

    E poi in realtà credo che "perdere" non piaccia nessuno e neppure "fallire" in quello che si fa o nella vita in generale.

    Alla parola "successo" possimo accostare tanti significati, alcuni che ritengo positivi, altri meno. Per esempio "successo = fama e popolarità", che può essere negativa come idea, oppure "sucesso = essere felici" che ritengo una cosa molto positiva, per tutti quanti.

    Però è vero che la nostra società "emargina" colori che sono meno potenti, meno vincenti, meno "grandi" e difficilmente mette al centro la persona e non le sue vittorie/sconfitte: in realtà ogni persona è un bene inestimabile anche solo per il fatto che esiste!

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