29 giugno 2010

Impara l'arte e mettila da parte, sempre e dovunque

Qualsiasi cosa si faccia, occorre sempre imparare.

Quando si è imparato qualcosa, allora la si può trasmettere e si può mostrare a qualcun altro un modo di affrontare lo stesso problema, quella situazione, quel discorso, quella cosa da fare.

Quando si è percorso una strada, allora si può dire: "un modo può essere questo" e si può raccontare la nostra storia, quel che si è fatto, perchè lo si è fatto, cosa ci ha guidato, dove siamo arrivati. E' l'insegnamento più grande, quello dell'esperienza, che non è altro che l'insegnamento del vecchio detto, sempre nuovo, "impara l'arte e mettila da parte" che domani ti potrà sempre tornare utile.

Apprendere vuol dire "fare proprio", interiorizzare una via, una strada, un percorso, un modo di fare, di muoversi, di confrontarsi. Apprendere non vuol dire capire esclusivamente con la mente: in questo modo in realtà la cosa "capita" è rimasta esterna a noi stessi, e non ci tange. Apprendere vuol dire "portare dentro", "custodire", vuol dire aver capito diventando in grado di saper riprodurre in autonomia. E la vera e propria prova che dimostra l'aver appreso si ha soltanto quando, in autonomia, ci ritroviamo capaci di saper rifare ciò che abbiamo appreso: se ci ritroviamo incapaci, significa che non avevamo appreso, non avevamo imparato, tutt'al più avevamo "capito".

25 giugno 2010

Produrre ossigeno dall'anidride carbonica


Se è vero che siamo anche un po' spugne, possiamo assorbire sostanze nutritive oppure veleni - e tutto dipende da quel che troviamo nell'ambiente circostanze - ma nonostante questo è altrettanto vero che "non ci fa male quel che c'è intorno, ma quel che emettiamo noi stessi": dunque spesso e volentieri, ci autoinquiniamo la vita!

Del resto è anche vero che, essendo appunto un po' "spugne assorbenti", per ributtare fuori succhi nutrienti, occorre essere strizzati, fino all'ultima goccia. Pensi che uno straccio quando lo strizzi, sia contento di come lo tratti? Così anche la Vita a volte fa con te per farti tirare fuori il meglio che hai dentro - anche se non ti piace essere strizzato!

Quando assorbiamo veleni, abbiamo la possibilità di scaricarli, quasi tramutarli, e attuando un processo interno di "conversione" possiamo comtribuire in piccola parte a purificare l'aria. Come le piante, possiamo produrre ossigeno - che è vita - nutrendoci soltanto dell'anidiride carbonica - che per noi uomini è morte!

Sarà la Vita stessa che è dentro di noi che attuerà il processo di fotosintesi clorofilliana. Questo processo a volte incappa in un combattimento, spesso silenzioso, invisibile ai più, ma reale. Avviene tutto all'interno: la linfa vitale che rende verdi le foglie non si vede ma è presente ed essenziale ed una bella pianta verde non è soltanto bella da vedersi, ma è anche utile, perchè rende l'aria migliore, più respirabile, più ossigenabile, più leggera, meno inquinata.

L'accoglienza profonda della linfa vitale dentro di noi, può trasformarci in piante sempreverdi che contribuiscono nel loro piccolo a rendere l'ambiente più vivibile, più umano, più vicino all'uomo. La produzione di ossigeno o di inquinamento da parte nostra, dipende solo e soltanto dall'accoglienza vera di linfa vitale o dalla non accoglienza, dalla conoscenza di ciò che è per noi linfa vitale positiva che ravviva corpo e spirito, dallo scegliere o dal non scegliere di voler far idratare ogni più piccola e profonda particella del nostro organismo.

Accogliendo veramente la Vita, si diviene per forza di cose alberi secolari e piante sempreverdi, in quanto accogliendo la Vita dentro di noi, ci si innesta nell'albero della Vita, divenendo un piccolo ramosciello della stessa grande pianta. Altrimenti al primo inverno freddo, o al primo accenno di autunno, le nostre foglie appassiranno diventando gialle e marroni e non riusciremo più a produrre ossigeno dall'anidride carbonica, come fanno le altre piante, ma moriremo pian piano solo per non aver voluto nutrirci delle giuste sostanze nutritive. Avremo scelto noi la morte, anzichè amare profondamente la vita.

16 giugno 2010

Affrontare le difficoltà della vita quotidiana

Cactus fiorito in un giardino di una casa sul mare a Monterosso (Cinque Terre, Liguria)
Anche da realtà spinose, possono nascere bei fiori profumati. Anzi, agli occhi del visitatore sembrerà il nascere del fiore ancor più un prodigio, perché nato non da una pianta normale ma in mezzo a molte spine, pungolato da ogni parte, chiamato alla Vita in mezzo a molte difficoltà.

A volte non facciamo altro che cercare di evitare le spine affinchè non ci pungano. E' questa una delle prime cose che s'impara fin da piccoli ovvero ad "evitare i pericoli": presto si capisce che mettendo la mano troppo vicino al fuoco ci si brucia facilmente o che, avvicinandosi ad un vespaio, si finisce con l'essere punti, e magari non soltanto da una sola vespa! Questo comportamento difensivo, è messo in atto anche inconsciamente per tutelare noi stessi dal pericolo e da eventuali dolori provocati da situazioni che sappiamo essere spigolose o che riteniamo tali.

Ma in realtà le spine spesso e volentieri non si possono evitare: vanno affrontate. Ed affrontandole talvolta se ne comprende, come molte altre cose, il loro senso, più difficile da digerire ma fondamentale.A volte non se ne comprende il senso, ma resta il fatto molto semplice che, volendo o non volendo, vanno affrontate lo stesso. E dunque bisogna rimboccarsi le maniche.

Le spine possono essere pungoli, che, sebbene un po' dolorosi, possono spingere a muoversi, a non fermarsi, a non sedersi, a non smettere di riflettere, a non smettere di crescere - che non andrebbe mai fatto a nessuna età della vita!

Le spine possono dunque spingerci alla ricerca, al miglioramento, alla scoperta di cose nuove, alla sfida contro noi stessi per superare i nostri limiti, per spingersi fino al limite dei nostri limiti e vedere quanto si può resistere, superare il proprio sforzo, andare oltre alla propria fatica - che c'è sempre qualcosa di buono alla fine della nostra fatica, quando arriviamo a dire "non ce la faccio più"!

12 giugno 2010

Del pentimento sincero



Il monaco Chu Lai veniva aggredito da un insegnante che non credeva a nulla di ciò che egli diceva. La moglie dell’insegnante, invece, era una seguace di Chu Lai - e pretese dal marito che andasse a chiedere scusa al saggio.

Contrariato, ma non avendo il coraggio di opporsi alla moglie, l’uomo si recò al tempio e mormorò alcune parole di pentimento.

- Non ti perdono - disse Chu Lai. – Torna al lavoro".

La moglie ne fu scandalizzata:

- Mio marito si è umiliato, e voi, che affermate di essere un saggio, non siete stato generoso!

Rispose Chu Lai:

- Nella mia anima non c’è rancore. Ma, se egli non è pentito, è meglio che riconosca di provare rabbia contro di me. Se avessi accettato la sua richiesta di perdono, avremmo creato una falsa situazione di armonia – e questo avrebbe accresciuto la rabbia di vostro marito.


Dalla newsletter Il Guerriero della Luce n. 223 di Paulo Coelho

10 giugno 2010

Micromondi nel mondo


Il mondo sembra tanto grande e con un sacco di possibilità e con un sacco di modi di vivere: sembra, ma non è così!

In realtà il mondo è composto da molti micromondi più piccoli, da sottomondi di sottomondi ma, alla fine della fiera, sono tutti esattamente uguali. Si possono trovare e tracciare i comuni denominatori fra molti comportamenti umani e ritrovare, nei settori più apparentemente lontani e disparati, delle linee comuni notevoli. Con un po' di attenzione si scopre infatti come gerarchie, potere, interessi personali, soldi e molte altre questioni umane determinino comportamenti più o meno buoni delle persone tanto da creare situazioni buone per l'uomo, o al contrario situazioni devastanti dal punto di vista umano e sociale.

L'uomo è sempre molto simile all'uomo: tutti siamo attratti dalle stesse identiche cose.

Solo che alcuni, guidati e ben indirizzati - e lasciandosi guidare - hanno imparato a domare i propri istinti - istinti di potere, denaro, soldi, importanza sociale - e indirizzandoli riescono a viverli nella giusta maniera, con armonia e tutto acquista un senso profondo nella loro vita.

Merito di queste persone è di essersi educate al bene cosicchè ogni cosa prende nella loro vita il giusto posto, le questioni assumono il giusto peso e vengono guardate nel modo corretto, le parole hanno solo il valore di parole, i fatti e le scelte permettono loro di "respirare" ed ossigenarsi godendo del bello che possono godere della loro vita quotidiana, assieme agli altri.

Un ufficio è mondo a se - ed ogni ufficio è uguale e diverso dagli altri, ma tutti fra loro hanno fattori comuni - un quartiere è un micromondo, una città con le proprie tradizioni è un micromondo, uno stato è un micromondo, un gruppo di amici è un micromondo.

Ogni micromondo ha le proprie regole e le proprie gerarchie, spesso e volentieri dettate anche dall'anzianità dei componenti che non sempre corrisponde all'anzianità anagrafica bensì all'anzianità di esperienze relative a quello specifico contesto del micromondo
. I criteri che vanno a generare le "gerarchie di potere" in ogni micromondo, sono diversi da micromondo a micromondo. Non conta solo l'anzianità di esperienza, bensì l'anzianità d'esperienza unita ad una capacità personale di spiccare nel gruppo per qualche qualità, qualità anch'essa strettamente importante in quello specifico contesto del micromondo. E' facile intuire che una qualità fondamentale per "comandare" in un micromondo, è perfettamente inutile e addirittura paradossalmente rifiutata in tutt'altro contesto. Ciò è davvero incredibile ed assurdo perchè, se è vero che esistono dei criteri generali di comportamenti buoni e di comportamenti meno buoni - nel senso di comportamenti salutari e meno salutari per l'uomo in molteplici modi e sensi - com'è possibile che in alcuni micromondi le regole del gioco vengano stravolte e scambiate con i modi giusti e retti del vivere, ed addirittura insegnate ai giovani e propagandate fieramente?

In ogni micromondo i giocatori conoscono bene le regole di quel micromondo e le accettano esplicitamente o implicitamente, ma sempre cosciamente. Anche se da principio per taluni queste regole non dette e non scritte del micromondo possano non essere cosi palesi, ben presto ogni giocatore si accorge di come funziona il gioco in quel micromondo e, da lì in avanti, sa bene che tenendo certi comportamenti si muoverà in una certa direzione mentre tenendo altri comportamenti muoverà la sua "posizione" in altre direzioni: da quando inizia a capire, o accetta le regole, o le rifiuterà, ma difficilmente potrà trovare una terza via anche se talvolta essa è possibile, ma molto più faticosa delle altre ed ancor più nascosta e piena d'ostacoli. Questa terza via non è adatta alla maggioranza dei giocatori.

Ogni micromondo, con fatica e strategia, può essere esplorato e scalato fin quando non si entra nel "gruppo di potere" ovvero il gruppo di persone che in quel contesto ha più potere sociale e "politico" che talvolta, ma non sempre, corrisponde anche al potere economico, altre volte alle esperienze acquisite, come già detto in precedenza.

Il micromondo può essere atto al cambiamento, accogliente, aperto, solo se i membri lo sono singolarmente. Entrare a far parte di un gruppo vuol dire entrare in un micromondo, affrontare le gerarchie implicite ed esplicite che nel tempo si sono consolidate, imparare muoversi nel micromondo con attenzione affinchè non si vada a cozzare subito col capo di turno che con un solo battito di ciglio, in quel contesto, può letteralmente farti fuori: i suoi scagnozzi saranno sempre pronti a dargli ragione in pubblico accrescendo così il loro favore nei confronti di "chi conta". Solo se il micromondo è aperto, allora è facile entrare anche se per "entrare in profondità" i passi sono probabilmente sempre gli stessi, sia nei gruppi chiusi che in quelli più aperti: ci vuole pazienza, non forzare mai la mano più di quanto si vede che si possa fare - ovvero fin quando non disturba l'altro. Così facendo, muovendosi con calma senza voler bruciare le "tappe dell'accettazione", si evita di cadere in un rifiuto quasi automatico da parte di chi, di per se, non ha nessuna voglia e nessun interesse ad accoglierti, ma, entrando in quelle fessure che giorno dopo giorno si presentano, si può piano piano entrare delicatamente e conoscersi, ed entrare nel micromondo. Oppure si può scegliere la strategia inversa: non si aspettano feddback dagli altri e si entra con una certa violenza, ma occorre essere preparati al contraccolpo che il nostro comportamento genererà istintivamente negli altri nei nostri confronti.

Tanti micromondi formano il mondo. Un mondo che sembra tutto uguale visto da questo punto di vista, tant'è vero che esite il detto "tutto il mondo è paese" ovvero che in un paese puoi scovare ed esplorare tutto quanto c'è nel mondo - che tutto il mondo può essere trovato in un piccolo paese sperduto chissà dove - perchè le dinamiche sono sempre le stesse. Quel che cambia sono talvolta l'importanza ed il peso che reggono certe dinamiche, gli interessi che si celano dietro ai comportamenti paesani e gli interessi di chi ha il mondo, proprio tutti i popoli, fra le proprie mani: cambia l'ordine di grandezza, ma non il contenuto.

8 giugno 2010

Sentirsi vuoti come una bolla di sapone


Nel vuoto non c'è proprio niente. Il vuoto è assenza di materia. Il vuoto è svuotezza sia di cose belle sia di cose brutte, dentro di se. Il vuoto è incapacità di sentire sentimenti, di vivere sentimenti, di accorgersi che ci sono cose che fanno piacere e cose che fanno male: il vuoto è vuoto, è il Nulla che avanza.

Nonostante questo anche una bolla di sapone riflette una certa luce e mostra certi colori riflettendo ciò che ha attorno a se ma la bolla di sapone dura poco, basta un piccolo soffio di vento o che incontri il primo ostacolo, e scoppia, dissolvendosi, estinguendosi per sempre.

Una bolla di sapone viene trasportata dal vento, senza sapere dove andare, senza capire dove andrà a finire, senza speranza, con l'unica certezza che, poco dopo, scoppierà.