16 maggio 2010

Collaborare attivamente


Collaborare è cosa ben più difficile di realizzare da soli. Fare i conti soltanto con se stessi, è sempre molto più semplice che farli con qualcun altro anche se, lavorando o creando da soli, non si ha altro punto di vista se non il nostro e dunque, probabilmente, saremo rapidi e veloci nello scegliere una soluzione, ma la soluzione non sarà mai al di fuori delle nostre poche conoscenze - visto che non avremo nessun altro con cui confrontarci!

Cooperare è decisamente non facile: fare di più teste una sola testa, fare di più veduta una sola via, credo sia una delle cose più difficili che esistano. Occorre porsi degli obiettivi comuni, raggiungerli assieme, sommare e moltiplicare le forze di ognuno con quelle degli altri, cosa molto bella e apparentemente semplice sulla carta, cosa complicatissima nei fatti reali. Mettere assieme molte persone diverse, far collaborare molte personalità, è davvero un compito arduo, una sfida che, nonostante le tecnologie e tutta la nostra "potenza moderna", rimane tutt'oggi viva ed aperta.

Perchè ognuno vuole dire la sua, vuole avere ragione, vuole dire la cosa più intelligente, vuole che la propria opinione sia tenuta in considerazione, desidera che le proprie capacità vengano messe in risalto, vuole che la propria personalità non venga messa in secondo piano rispetto a quelle delle altre: ognuno vuole in qualche modo essere il primo, il più ben visto, quello più vivace, il più simpatico, il più contento, quello che non si scompone mai, il migliore insomma, in qualsiasi modo si possa essere il migliore. Questa caratteristica della personalità di ognuno, che un po' tutti riportiamo in qualche modo, che spicca in ognuno in una qualche maniera, che in tali momenti si accentua ed in tal altri si placa, è la caratteristica che più ostacola la collaborazione fra le persone per fare qualcosa insieme.

La collaborazione fra più persone, affinchè sia attiva e positiva e riesca a raggiungere buoni obiettivi, implica che al centro della discussione non siano poste le varie individualità, bensì l'argomento stesso della disputa: al centro della tavola deve esserci l'argomento, la trattativa a cui ognuno, al proprio turno, può attingere o dare qualcosa, arricchendo il piatto, colorandolo, insaporendolo, mescolando gli ingredienti, aggiungendone qualcuno, improfumando il tutto. Alla fine della rionunione, quel che dovrà uscire fuori, sarà qualcosa di buono da mangiare, qualcosa che non dovrà essere buono soltanto per coloro che lo hanno preparato, bensì, che risulti davvero speciale per chi lo assaggerà.

La discussione stessa non deve essere portata avanti in base alla propria sola personalità ma pensando costantemente al risultato finale, a quel che uscirà fuori dal forno, a quel che i clienti che andranno ad assaporare quei piatti avranno da dire a riguardo, a quel che essi si aspettano di mangiare, a quel che è buono ch'essino gustino ed assaporino. Uscire dai propri panni di pizzaiolo per entrare nei panni del turista che arriva così che, da pizzaioli, è possibile preparare qualcosa di davvero gustoso ed allettante sia agli occhi che al palato affamato del viandante di passaggio!

Collaborare significa dunque diminuire il livello della propria individualità a beneficio della discussione globale, per costruire assieme qualcosa di concreto, utile, utilizzabile dagli altri, a disposizione degli altri, espandibile, modificabile, aperto.

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