Si pensa e si crede a volte, stupidamente, di poter incasellare la propria vita dando definizioni e delineando bene, almeno a parole, il proprio stato, sia interiore che esteriore.
Si cercano etichette da appiccicarci sopra come "ingegnere", "fruttivendolo", "cameriere", "prete", "puttana"... e dietro a queste ci si nasconde come se si fosse lontani dagli occhi di Dio. Così si agisce come un "ingegnere", come un "fruttivendolo", come una "puttana", dimenticando maledettamente che l'uomo è pur sempre uomo, la donna sempre donna e che non basta un documento che attesta i propri studi o un certo stile di vita per fare di quell'uomo un uomo.
Si cercano quelle etichette, etichette che poi spaventano perchè non rispecchiano profondamente noi stessi, noi che aneliamo a qualcosa di più di questo, ad un'umanità più grande e più vasta, ad una profondità di vita molto più ampia dei nostri stretti e grigi tunnel. Un respiro profondo, ampio, liberatorio che doni serenità ai nostri giorni e risposte alle domande delle profondità più assurde di noi, anche le più remote sconosciute anche a noi stessi. Così ci prepariamo, quasi come fossimo un bel pacchetto per gli altri, ci mettiamo la carta intorno, chi rossa e chi marrone, il nastro arricciolato e mettiamo anche un bel bigliettino di riconoscimento cosicchè gli altri sappiano chi siamo e non si pongano e non ci pongano inutili domande su di noi.
Così evitiamo il problema di essere veri ma finiamo tristemente con l'essere falsi.
Ma appena concluso il pacco, appena gli abbiamo posto sopra l'ultimo pezzettino di scotch ed è tutto chiuso, tristemente spesso guardiamo quel cartellino e leggiamo ciò che sopra vi sta scritto, che noi stessi abbiamo scritto o che abbiamo lasciato scrivere agli altri avendo paura di scrivere da soli, e non ci ritroviamo più in quella stupida definizione che ci eravamo attribuiti.
Così ci sentiamo tristi e senza futuro. Perchè il nostro pacco di noi stessi, non piace a noi stessi, noi che abbiamo fatto di tutto per divenire così, perchè avessimo quell'etichetta maledetta di cui tanto sentivamo il bisogno. Ma agendo così abbiamo soltanto pensato al fuori di noi, a ciò che gli altri pensavano di noi e a ciò che gli altri avrebbero voluto vedere in noi.
Poi però improvvisamente accade che la carta di quel pacco, perfetta all'apparenza, forse anche bella da vedere, viene strappata da qualcosa o da qualcuno, da qualche situazione che si viene a creare ed allora riaffiora ciò che sta dentro, che è ciò che conta veramente nel nostro essere uomini e donne dei nostri tempi. L'uomo torna così a respirare, a vivere e ad amare veramente, dal più profondo del suo cuore, senza poregiudizi e senza ipocrisie, nella libertà del suo essere e del suo esistere. L'uomo così rinasce e riaffiora di lui la verità profonda di se stesso, quella Verità che lo renderà libero e padrone delle proprie scelte, responsabile delle proprie azioni ma felice di esistere e di crescere.
Bisogna andare oltre a ciò che si vede per scoprire che ciò che si vede può essere visto con altri occhi. Soltanto allora ci vedremo bene, soltanto quando useremo più gli occhi del cuore che gli occhi della mente o soltanto gli occhi fisici.
Si cercano etichette da appiccicarci sopra come "ingegnere", "fruttivendolo", "cameriere", "prete", "puttana"... e dietro a queste ci si nasconde come se si fosse lontani dagli occhi di Dio. Così si agisce come un "ingegnere", come un "fruttivendolo", come una "puttana", dimenticando maledettamente che l'uomo è pur sempre uomo, la donna sempre donna e che non basta un documento che attesta i propri studi o un certo stile di vita per fare di quell'uomo un uomo.
Si cercano quelle etichette, etichette che poi spaventano perchè non rispecchiano profondamente noi stessi, noi che aneliamo a qualcosa di più di questo, ad un'umanità più grande e più vasta, ad una profondità di vita molto più ampia dei nostri stretti e grigi tunnel. Un respiro profondo, ampio, liberatorio che doni serenità ai nostri giorni e risposte alle domande delle profondità più assurde di noi, anche le più remote sconosciute anche a noi stessi. Così ci prepariamo, quasi come fossimo un bel pacchetto per gli altri, ci mettiamo la carta intorno, chi rossa e chi marrone, il nastro arricciolato e mettiamo anche un bel bigliettino di riconoscimento cosicchè gli altri sappiano chi siamo e non si pongano e non ci pongano inutili domande su di noi.
Così evitiamo il problema di essere veri ma finiamo tristemente con l'essere falsi.
Ma appena concluso il pacco, appena gli abbiamo posto sopra l'ultimo pezzettino di scotch ed è tutto chiuso, tristemente spesso guardiamo quel cartellino e leggiamo ciò che sopra vi sta scritto, che noi stessi abbiamo scritto o che abbiamo lasciato scrivere agli altri avendo paura di scrivere da soli, e non ci ritroviamo più in quella stupida definizione che ci eravamo attribuiti.
Così ci sentiamo tristi e senza futuro. Perchè il nostro pacco di noi stessi, non piace a noi stessi, noi che abbiamo fatto di tutto per divenire così, perchè avessimo quell'etichetta maledetta di cui tanto sentivamo il bisogno. Ma agendo così abbiamo soltanto pensato al fuori di noi, a ciò che gli altri pensavano di noi e a ciò che gli altri avrebbero voluto vedere in noi.
Poi però improvvisamente accade che la carta di quel pacco, perfetta all'apparenza, forse anche bella da vedere, viene strappata da qualcosa o da qualcuno, da qualche situazione che si viene a creare ed allora riaffiora ciò che sta dentro, che è ciò che conta veramente nel nostro essere uomini e donne dei nostri tempi. L'uomo torna così a respirare, a vivere e ad amare veramente, dal più profondo del suo cuore, senza poregiudizi e senza ipocrisie, nella libertà del suo essere e del suo esistere. L'uomo così rinasce e riaffiora di lui la verità profonda di se stesso, quella Verità che lo renderà libero e padrone delle proprie scelte, responsabile delle proprie azioni ma felice di esistere e di crescere.
Bisogna andare oltre a ciò che si vede per scoprire che ciò che si vede può essere visto con altri occhi. Soltanto allora ci vedremo bene, soltanto quando useremo più gli occhi del cuore che gli occhi della mente o soltanto gli occhi fisici.
È vero, si tende a cercare la propria identitá, una spiegazione di ció che siamo in un nome, in un'etichetta.. come se il fatto che io mi chiamo Fiamma e te Lorenzo bastasse a definirci a noi stessi e agli altri, o come il nostro segno zodiacale, che ci incasella sempre in una qualche categoria sotto qualche etichetta... tutti quelli di uno stesso segno hanno le stesse carattesitiche... ebbene sí, perchè siamo fatti tutti con lo stampino...! L'uomo evidentemente tende a schematizzare per riuscire a comprendere e a comprendersi... tende a semplificare sempre di piú fino ad arrivare ai minimi termini... ma come possiamo descrivere chi siamo in una sola parola??
RispondiEliminaGrazie Fiamma! E' bello condividere idee e pensieri... e non sempre lo facciamo.
RispondiEliminaBeh, quello di etichettare gli altri e a volte anche noi stessi credo sia uno degli sbagli più grandi ma più comuni che facciamo.
Un uomo è molto più che uno schema, molto più che una parola... azzerola se è di più!
:D