28 novembre 2008

Vita a New York - sognata

Mi piacciono molto quei film - e ce ne sono molti - dove lui è un uomo indaffarato che lavora a New York in quegli uffici tutti caotici dove prendono caffè su caffè e appena usciti, la sera tardi quando ormai è buio e la giornata è terminata, si rintanano in qualche bar a mangiare un boccone e a guardare la partita oppure vanno a fare fitness in palestra.

La vita scorre normale fra pratiche da sbrigare, riunioni con i manager, feste aziendali e le solite battute fra i corridoi, gli ascensori e gli uffici. La mattina colazione al bar, cornetto e cappuccino, molte azioni ripetute quotidianamente come se fossero sempre nuove e sempre vecchie: qualche notizia sul giornale, le stagioni che si ripetono di anno in anno, gli episodi buffi da ricordare con colleghi ed amici.

E poi lei, che arriva inaspetatta e che porta un'ondata di novità, qualcosa di magico che spezza il ritmo - che non voleva essere spezzato, il ritmo, che aveva bisogno di essere spezzato ma che non lo voleva riconoscere perché riconoscerlo sarebbe stato come mollare - e che non distrugge ciò che c'era ma subentra, entra, tra le pieghe della vita quotidiana che avanza ancora e ne diviene pian piano una parte importante.

Insomma lo so, le solite storie... ma quando ho bisogno di rilassarmi queste sono le storie che preferisco gustarmi, specie quando l'inverno avanza.  E poi con questa vita milanese del 2008 un po' mi ci rivedo in quei personaggi e mi diverto, assieme a loro, a continuare a prendere quei caffè chiacchierando del più e del meno ed aspettando anch'io quel vento, quella ventata che verrà o non verrà ma che è bello comunque aspettare, guardando fuori dalla finestra col bicchiere in mano, gustandosi ogni istante di vita da vivere - che ogni istante passato non torna più!

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