Il castello del Re |
Tornai dal re anche quella sera e gli parlai. Piano bussai alla sua porta, con voce forte mi rispose, dolcemente mi accolse. Come sempre.
Là era come incontrare un regno nel regno, ogni volta che andavo a trovarlo ed egli aveva sempre la cortesia di farmi entrare, di farmi accomodare e di ascoltarmi, di farmi sedere nel suo cuore.
"Ci sono novità?", mi chiese.
Il suo sguardo era limpido e talvolta appariva severo. Ma dietro quella serenità trasmetteva deciso e risoluto amore per le persone, per chi riusciva a leggerlo.
"Novità? Mmh, no, non direi. Volevo passare a trovarla. Sto viaggiando molto negli ultimi tempi" risposi. "Ho capito, avresti bisogno di un po' di ristoro" disse ridacchiando.
Sapevo leggere e capire le sue parole: non tutti lo sapevano fare, ma a me veniva naturale. Ci intendevamo quando a volte altri non comprendevano, capivo gli sguardi, gli atteggiamenti, intuivo le sue piccole scelte quotidiane: probabilmente non tutte quante, certo non posso dire che capissi proprio tutto di lui ma sicuramente c'era tra di noi un certo feeling. Uno strano ed inusuale feeling che non mi aspettavo, un'intesa che non avevo mai cercato per comparire o per apparire vicino a chi contava, un feeling che non mi ero creato io, che non avevo costruito io. E dire il vero che lui era il re, o meglio, come diceva lui, soltanto un ambasciatore, mentre io ero un semplice garzone che aveva lavorato alla sua corte per quasi un anno prima di iniziare il mio lungo viaggio.
E del re mi ero sempre, quotidianamente, portato un ricordo bellissimo, dentro. Perchè egli era un re, ma un re qualsiasi, bensì un re Buono, amorevole, quasi un Padre. Certo un Padre può soltanto suggerire la via da percorrere al figlio e non può fare altro nella sua condizione di "padre impotente", ed egli sembrava con me come qualcuno sempre dalla mia parte, pronto a difendermi. Pronto ad afferrarmi per il braccio, se fossi dovuto scivolare.
Pensai velocemente in quel frangente a tutto questo ed egli, come talvolta accadeva, anticipò la mia frase successiva.
"Ti sei innamorato? Sei venuto fin quassù per lei?" mi chiese. Io ero confuso e non seppi rispondere.
"E' bello innamorarsi. E' come entrare in un regno, nel regno" affermò ridacchiando. "Sai io sono il re e tu crederai che la mia vita sia facile e splendida. Se ascolti i miei discorsi forse crederai davvero che la penso così" si interruppe un attimo. Si soffiò il naso. "Ed infatti è così. Credo che la vita sia straordinaria. Insomma, è vero, ci sono un mucchio di difficoltà, malattie, sofferenze, scontri, guerre di tutti i tipi: ma sono solo burrasche, passeggere. Se anche ci si lasciasse le penne noi stessi in tutto questo trambusto, non sarebbe niente. Sarebbe solo un passaggio, un nuovo approdo. E' bello quando un cuore batte, vivo, palpita e vuole volare e non si accontenta e soffre e spera che le sofferenze d'oggi se ne vadano, scompaiano definitivamente lasciando spazio alla perfetta armonia e alla perfetta bellezza. Ed a volte accade di percepire nell'aria quel tocco di magia perfetta, squisita, palpitante d'Amore. Ma solo sono attimi. Però dipende da noi. Qualcuno ha vissuto il perenne gaudio, qualcuno ha incontrato la perenne Dolcezza" disse.
Ascoltarlo era un piacere. La giornata era giunta al termine e non potevo nascondere di essere stanco. Mi sarei fermato solo qualche giorno perchè il mio viaggio non sarebbe terminato lì. Ma le sue parole le avrei portate con me, dovunque la strada mi avrebbe portato. I suoi non erano discorsi senza senso, o sentimentalismi sterili nati da un moto improvviso di bontà fine a se stessa: erano parole precise, quasi stampate. C'è differenza quando si sente un discorso che sembra scritto da qualcun altro, quasi suggerito, ed un discorso reimpastato, sterile. Lo si percepisce subito, perchè se nel primo caso il protagonista del discorso è il discorso stesso e l'aura d'Amore ch'esso crea, nel secondo caso il protagonista è chi parla che si mette come protagonista occupando ed ingombrando la scena che in realtà dovrebbe essere occupata da ben altra cosa. Ci sono molti non bravi oratori che non sanno questo, o se lo sanno, non sanno applicare questo discorso e pur affermando cose vere e giuste, vogliono essere i protagonisti della storia, e la macchiano, forzandola addirittura a passare in secondo piano.
"Ho dovuto combattere per riprendere il Regno. Tu lo sai, ti ho raccontato frammenti della mia storia molte e molte volte. Sai le fatiche che ho patito o almeno parte di quelle che ho dovuto sopportare per poter dire quel che dico" continuò. "La dolcezza era stata bandita dal Regno. L'avevano gettata via, oltraggiata, derisa, schernita, presa a calci. Non c'era niente che ne ricordasse l'esistenza nè ancor meno ch'ella facesse bene al cuore di ogni uomo, che ogni cuore di ogni persona ne avesse necessità, estremo bisogno, quasi che soltanto in essa il cuore di un uomo possa vivere, battere e riposare" si fermò nel parlare. Mi guardò e sorrise.
"Sì, questa parte della storia me l'aveva già raccontata ma non smetterei mai di ascoltarla. Continui, non si blocchi" dissi. Era il pezzo della storia della Dolcezza bandita dal Regno del Re.
"A volte una sola favola ne vale 100" riprese. "E vorresti leggerla e rileggerla tutte le sere prima di andare a letto, sempre la stessa, senza fine ma sempre con più domande, sempre con più cose da scoprire sui protagonisti di quella storia. Vorresti sempre rileggere quel finale a lieto fine che ti fa addormentare in pace come nient'altro al mondo, come se tu fossi il protagonista di quella storia che senti anche un po' tua, inspiegabilmente."
"E nei miei viaggi vidi anche quella Dolcezza, quella derisa, quella disprezzata, squartata, sputata via quasi come se fosse un danno ed un male da estirpare in virtù della stupida pazzia della disumanità e del non amore. Ma non mi sono fermato a quella perchè la Dolcezza vera vince sempre e apre mille porte che sembravano chiuse."
"Non ti fermare a quella, quando la incontri" mi disse.
"Non ti fermare a quella, quando la incontri" mi disse.
Da un testo dell'eploratore Bakug
eh
RispondiEliminama qui siamo dalle parti de "il piccolo principe"...
una favola bellissima...
e alcune frasi sono vera poesia in prosa, come questa:
"E' bello quando un cuore batte, vivo, palpita e vuole volare e non si accontenta e soffre e spera che le sofferenze d'oggi se ne vadano, scompaiano definitivamente lasciando spazio alla perfetta armonia e alla perfetta bellezza."
vorrei conoscerlo anch'io un Re così...
Il Regno dei Buoni Sentimenti. Un esempio da additare con convinzione, soprattutto se così ben descritto.
RispondiEliminaPer merito di Mr.Loto, ho conosciuto il tuo blog. Molto interessante, passerò con calma a leggerlo.
RispondiEliminaEmma
@Isas: ahahahah povero "Piccolo Principe" :)
RispondiEliminabeh si, conoscevo un re così in carne ed ossa... però ce n'è pure un altro che è anche più potente al quale anche l'altro s'ispirava e ci parlava... ;)
@Adriano Maini: mh non mi piace troppo il regno dei buoni sentimenti... mi sa di roba falsa... diciamo "buoni sentimenti nella verità", mi piace di più: ciò vuol dire anche discutere, pure offendersi, combattersi, ma per confrontarsi davvero... ed allora scoppia la pace vera! sofferta e costruita, e stabile! :)
@pensieridiunapenna: felice che sei passata di qua, anche il tuo blog non è male, lo seguirò! :)
Buon 2001 e a presto :D