26 febbraio 2010

Un letargo che non vuol finire


E' quando la vita guida noi e non siamo piu noi a guidare la nostra vita. É quando abbiamo perso il controllo dei nostri giorni che si susseguono uno dopo l'altro tutti uguali, trascinandoci avanti come un fiume paludoso che non si da dove ci porta, ma che non sfocia nel mare ma in una grossa palude e che ci fa sbattere nelle rocce, facendoci riscoprire impoteti, senza poter decidere del nostro destino, di fronte alla sua forza.

Un letargo che non vuol finire è quando rimaniamo assopiti nelle nostre vite stanche fatte sempre degli stessi bar, degli stessi luoghi, delle stesse cose, stanche. E stancamente ci trasciniamo giorno dopo giorno, tra un caffè e l'altro, senza vivere più la vita ma lasciando che la vita viva noi, in malo modo, senza che abbia il benchè minimo rispetto della nostra persona, del nostro corpo, della nostra mente, delle nostre idee, senza concederci riposo o vista di una fine della sequenza che, guardando sbadatamente, sembra infinita. Ed è proprio qui che gioca: l'effetto letargo è devastante quando sembra infinito, quando vuole dare l'idea che non ha fine, che non tornerà più la primavera e che il sole ancora è lontano. E già siamo stanchi, sfiniti, e già sappiamo che dobbiamo ancora avanti.

Ma c'è in tutto questo pure una cosa bella: la forza che rinasce dentro, nel letargo, perchè, anche se piove e fa sempre freddo, prima o poi la primavera tornerà e la pelle si scalderà ancora con quella sensazione fantastica di quando il sole vuole farla abbronzare per farla guardare da tutti. Resistere!

Resistere nel letargo di un'esistenza senza senso, dove non esiste nessun altro senso se non lo stipendio misero che arriva a fine mese. E' un'esistenza assurda, contro-umana, inutile, dannosa per noi stessi e per gli altri, inquinata, nebbiosa, grigia, incupente, intristente, drammatica, totalmente drammatica. Ma resistere, con la forza che non c'è, perchè resistere conduce alla primavera, alla stagione che se ancora non si vede, prima o poi arriverà - e forse più prima che poi!

Un letargo che non vuol finire non è quello buono, naturale, degli orsi: è quello disumano della coscienza che si addormenta e che cammina completamente al buio, affannosamente andando a tastoni, a destra e a sinistra, barcollando come un ubriaco senza luce che indichi la strada, senza lampade artificiali di artifici ed artifizi che possano aiutare a camminare. 

Un letargo che non vuol finire è bene che finisca, velocemente. E che si riprenda in mano, con la volontà che ancora risiede in noi, i giorni e le strutture, le ore ed il tempo che passa - e che non passa inutlmente e che non torna due volte! - affinchè la primavera della vita ritorni in noi e la vita riacquisti quel senso profondo, eterno, che da sempre cela dentro di se. 

La vita di ogni uomo è un mistero profondo, sacro, talmente piena di bellezza che sembra non bastare mai. E' un po' come le bellezze della natura che si trovano nel mondo: siamo solo noi che costruendo fabbriche ed industrie - dentro e fuori di noi - inquiniamo e ci inquiniamo tutto e da belli possiamo diventare pure brutti, bruttissimi. Da simpatici, antipatici, da sani possiamo divenire malati. Un po' come la natura che da bella e rigogliosa, da verde e ossigenante, può diventare, per causa nostra e solo nostra, disboscata e annientata dalle nostre schifezze chimiche e dai rifiuti della nostra società.

Un letargo che non vuol finire va affrontato, senza paura. I muscoli assopiti, prima o poi si smuoveranno per loro stessa natura. Le labbra torneranno a cantare ed il sapore del vino a bagnarle in pace, sotto i raggi del sole che scaldano la terra. Tutti i giorni, verso l'estate.

Un letargo che non vuol finire va tramutato: se siamo noi che inquiniamo, noi possiamo smettere di farlo. Se siamo noi che spargiamo sostanze chimiche tossiche e che uccidono ogni piccolo filo d'erba verde, possiamo smettere. Possiamo decidere, a partire da dentro di noi, se dormire ancora - dando l'idea a molti che non ce la faremo mai - o se risvegliarci subito, istantaneamente. Perchè chi ha affrontato lunghi e freddi inverni, chi ha sofferto il mal di solitudine e le intemperie di una vita dura, non si spaventerà più di qualche foglia secca sterile d'autunno. Sarà pronto in tutto e per tutto ad affrontare una vita incontro all'Estate, nell'Estate, per l'Estate. Passando per l'autunno e per l'inverno, sapendo che un anche un letargo che non vuol finire, finisce, prima o poi.

2 commenti:

  1. Sono un po' in letargo anch'io e per varie ragioni. Spero di uscirne presto.

    Bellissima la foto dell'orsacchiotto "grassone". :)

    Ciao e buona serata!

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  2. @Romina: eh anche io spero di uscire presto dal mio letargo! E lo stesso auguro a te... si la foto l'ho trovata proprio a pennello, sembra uno le mani-zampe che non vuol vedere quel che succede... buona serata e buon tutto anche a te! :)

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