Scrivere articoli interessanti usando la "tecnica del cavatappi" |
La maggior parte di noi è giornalmente bombardato da una quantità indicibile di informazioni, la maggior parte delle quali perfettamente inutili e ridondanti.
Perchè dunque qualcuno dovrebbe leggere i nostri articoli?
Come può qualcuno essere interessato a quel che scriviamo? Come fa un testo, per quanto lungo, a non annoiare il lettore, bensì, a produrre in lui un effetto positivo, a regalargli qualche attimo di respiro e un'idea in più?
Occorre usare la "tecnica del cavatappi"!
Scendere pian piano in profondità, in quello che si dice - in quello che si scopre - per arrivare pian piano, riga dopo riga, girata dopo girata - giorno dopo giorno - a gustarsi il profumo e tutto il gusto schietto di un vino buono.
Il gusto di un vino davvero buono, non dà piacere al palato solo nel momento in cui lo si sorseggia mangiando un po' di formaggio ed affettati, ma rimane là per molto e molto tempo dando una sensazione prolungata di piacere e anche dopo molto tempo, il ricordo di quella "bella bevuta" rimane indelebile, non per l'eccessiva quantità ingerita, ma bensì per la schietta e decisa qualità di quel vino non comune.
E così è di un buon testo: le sue parole rimangono nel tempo intatte, "sempre vere", parole potenti e scintillanti come una corazza di metallo al sole d'estate, esse permangono nel tempo in fermentazione, come noi, in continuo mutamento pur rimanendo esattamente le stesse. Perchè dipende da che punto di vista si leggono, che fa cambiare le cose.
Le parole nascono dalla vita perché alla fine scrivere è come vivere, ed è solo leggendo la vita stessa ch'essa stessa ispira nuove parole dimostrando che leggere è come scrivere, e che dunque alla fine dei conti leggere è come vivere.
Scendere pian piano in profondità, in quello che si dice - in quello che si scopre - per arrivare pian piano, riga dopo riga, girata dopo girata - giorno dopo giorno - a gustarsi il profumo e tutto il gusto schietto di un vino buono.
Il gusto di un vino davvero buono, non dà piacere al palato solo nel momento in cui lo si sorseggia mangiando un po' di formaggio ed affettati, ma rimane là per molto e molto tempo dando una sensazione prolungata di piacere e anche dopo molto tempo, il ricordo di quella "bella bevuta" rimane indelebile, non per l'eccessiva quantità ingerita, ma bensì per la schietta e decisa qualità di quel vino non comune.
E così è di un buon testo: le sue parole rimangono nel tempo intatte, "sempre vere", parole potenti e scintillanti come una corazza di metallo al sole d'estate, esse permangono nel tempo in fermentazione, come noi, in continuo mutamento pur rimanendo esattamente le stesse. Perchè dipende da che punto di vista si leggono, che fa cambiare le cose.
Le parole nascono dalla vita perché alla fine scrivere è come vivere, ed è solo leggendo la vita stessa ch'essa stessa ispira nuove parole dimostrando che leggere è come scrivere, e che dunque alla fine dei conti leggere è come vivere.
Mi sa che hai abbastanza ragione. Solo che spesso si scrive sostanzialmente per sé stessi.
RispondiElimina@Adriano Maini: vabbè, non trovo niente di male a scrivere per se stessi. Se ad uno piace scrivere, credo sia una cosa bella, un bel passatempo, una passione come può essere la lettura, uno sport, o altri hobby. Alla fine, come il blogging, è divertente... :)
RispondiEliminaIo non amo le notizie troppo lunghe... Scrivere non è così semplice come sembra.
RispondiElimina@Kylie: già, troppo testo non viene letto, se non è interessante fino alla fine. Io per primo non appena mi annoio smtto di leggerlo...
RispondiEliminaIl paragone con il vino è semplicemente geniale.
RispondiEliminaIn genere scrivo di e per me stesso ma lungi dall'essere una forma di egocentrismo. Ma scrivere è vivere anche se sto attraversando un momento di azzeramento emotivo e scarsa ispirazione. Ciao
RispondiElimina@Sandra M.: grazie! :)
RispondiElimina@Enzo: beh l'ispirazione va e viene... prima o poi tornerà!
Articolo bellissimo e illuminante. Sono al primo diario di viaggio e cercavo proprio qualcuno che mi desse quello stimolo in più per iniziare.
RispondiElimina@Francesco Aguzzi: bene, mi fa piacerissimo. Cosa stai creando? Un blog "diario di viaggio" oppure un diario di viaggio di qualche tuo viaggio?
RispondiEliminaSe si tratta di un blog, gira il link! :)
Ho sempre viaggiato da quando ero piccola ma nel corso degli anni molti ricordi si sono affievoliti e addirittura persi. Per questo ho deciso, da ora in poi, di creare un diario di viaggio e magari regalarne una copia ad ogni mio compagno di avventura. Penso che per me, ma anche per chi mi segue nei miei folli viaggi, sia un modo simpatico per ricordare
RispondiElimina@Francesca Aguzzi: beh, bello. Bella bella l'idea :) ...ma a quanto vedo non hai un blog? why non un blog?
RispondiEliminaTroppo timida perché qualcuno possa leggere i miei pensieri...strano, visto il lavoro che faccio ;)
RispondiElimina@Francesca Aguzzi: beh è anche giusto, un conto è il lavoro, un conto è la propria vita privata. Mai mischiare! ;)
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