E' rimasto solo un pianoforte, per suonare quello che si sente nel cuore. |
Detiene ancora quegli oggetti che parlavano di loro, senza più averne notizia.
Entrandoci, rimane quella sensazione di stupore mista a curiosità di chi vorrebbe sapere di chi si trattava, che cosa pensava, come viveva, come passava là dentro le sue giornate.
Certo a vedere la pipa sul tavolo ed il tabacco, poteva forse trattarsi di qualcuno che amava prendersi dei momenti per pensare, quantomeno di tanto in tanto. E poi i quadri di quei paesaggi, la sua brillante idea di dividere gli spazi in un dato modo per crearne degli altri, i libri usati come "compagnia" e per colorare gli scaffali e sentirsi quasi dentro ad una libreria, dove il profumo della carta la fa da padrone.
I calcinacci, ormai nel mezzo della sala e quella luce proveniente da fuori, parlavano di una vita ormai andata, parlano della "disabitata", di colei che non c'è più - l'anima della persona che là ha lasciato le sue cose.
Una casa disabitata è come un corpo senz'anima, un involucro ormai abbandonato e lasciato a se stesso, senza futuro e senza "sostanza", senza "la vita dentro", non potrà avere una vita fuori.
Eppure di vita là dentro ce n'era, e sì che c'era stata: altrimenti le pareti non potevano essere state colorate in quel modo, i libri riposti in maniera precisa e le pentole invece lasciate mezze sui mobili, pronte all'uso, insieme ai piatti e ai bicchieri nella credenza della cucina.
Era stato "un luogo vivo" quello che ora sembrava "un luogo morto", senza vita, senza pulsazioni nervose, senza linfa, senza più storia davanti, ma soltanto "una storia all'indietro".
La misteriosità della scomparsa prematura - dell'anima e da quella casa - era per tutti sorprendente e senza una reale risposta plausibile, nessuno ne sapeva niente, nè "i vicini di casa", nè i "parenti lontani", tutti semplicemente senza parole di fronte alla prematura dipartita.
Se se ne va "l'anima di una casa", la casa rimane vuota ed è disponibile agli sciacalli che vi entreranno e che la occuperanno abusivamente, che non si chiederanno di chi fossero quelle stoviglie e quei ricordi, ma che semplicemente "le useranno solo a pro loro", per vivere o per meglio dire "per esistere" continuando a vivere come hanno sempre fatto, "rubando".
Ladri di case, ladri si cuori, ladri di anime e ladri di corpi senz'anima, che trovando "vuoti" da riempire, se ne accaparrano in fretta e furia - prima che torni il vero padrone di casa - e ne fanno ciò ch'essi vogliono, abusandone e lasciandole, dopo il loro passaggio, ancor più vuote e desolate di prima, rubando le ultime cose rimaste - pochi oggetti di poco valore - e bruciando i ricordi - "perchè non deve rimanere di loro nemmeno un piccolo frammento di passaggio".
Da ladri, quali siete, siete venuti soltanto per rubare "l'anima della casa", che già non c'era più - inconsapevolmente salva andandosene in tempo -, che vi ha visto entrare dalla finestra del giardino, da fuori, vi ha visto dentro e vi ha visto frugare tra le sue cose, setacciando tutto quello che c'era da setacciare, riconoscendovi per quello che siete, dei ladri di ciò che non avete trovato, dei ladri di ciò che non si può rubare.
Per questo, io vi dico, ve ne siete andati a mani vuote, perdendo quello che di più prezioso e sacro volevate distruggere - che già non era più lì - ma non potrete stare più nella casa, perchè non è più posto per voi, non è più posto per alcuno ormai, solo una vecchia casa diroccata, rifugio per viandanti di passaggio con altre mete, meta di animali in cerca di facile cibo, desolante vuoto che appena qualche raggio di luce riesce ad attraversare, "ma non ad abitare".
Non è più una casa, ma resti di una vita passata - di un'anima vivente -, terminata, scomparsa, racconti di un passato che non può più tornare e "luogo" non adatto al vivere della vita, ma solo uno spazio vuoto in cui entrando viene solo da chiedersi "Beh, probabilmente, poteva anche andare diversamente da cosi. Ma è andata cosi.". Ed entrando in quella "casa", "avvicinandosi", viene solo da togliersi il cappello, come si fa quando ci si avvicina ad un defunto, in segno di commiato, perchè anche se non sembra esserci la salma, il morto è ben visibile per chi lo sa vedere.
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