4 luglio 2021

L'oceano delle parole non dette - ma udite (verrá l'alba, ma oggi è il mare aperto)

Troppe parole sono come nessuna parola: confondono, non danno una direzione, creano confusione e ambiguitá lasciando al lettore la fatica di decifrare quel linguaggio, che spesso e volentieri puó essere frainteso.

Le parole giuste, al momento giusto, non creano illusioni e non lasciano alcun dubbio.

L'arte della chiarezza è tutta da scoprire e coltivare. 

Ma chi vorrebbe sentirsi dire parole dirette anzichè passare da metafore e silenzi carichi di significato da intendere?

Se ti dicessero "per noi non sei capace a fare il tuo lavoro" il messaggio sarebbe chiaro, un colpo grosso da incassare ma almeno si tratta di un dritto allo stomaco, preciso, violento: ti butta giú di colpo, ma poi dá il tempo di rialzarsi. Ma se non te lo dicessero, ma di fatto facessero di tutto per fartelo capire, mettendoti in imbarazzo di fronte ad altri, facendoti sentire stupido e sbagliato ad ogni azione intrapresa, quanto è duro restare in piedi ed incassare tutti questi malrovesci e colpi tirati colpendo di striscio: nessun colpo che stende ma che sommati agli altri, portano allo sfinimento.

Parlare chiaro è sempre meglio che lasciare spazio al dubbio e all'interpretazione. Potrebbe fare male parlar chiaro, ma meglio una ferita grossa di un colpo deciso che mille piccoli pezzi di vetro che ti feriscono in tutto il corpo.

Il viaggio è questo: cercare la Veritá, la Veritá di se stessi, la Veritá delle cose.

Cercare la Veritá, passa anche da delusioni, ferite, smarrimento, scoramento, affanni, solitudini, dubbi e perplessitá, fallimenti e disastri.

Mare da attraversare da soli, su una grande barca non nostra, o in compagnia di sconosciuti che diventano conosciuti col passare del tempo condividendo con noi un destino condiviso ancora tutto da scoprire.

2 commenti:

  1. Spesso penso che la Verità non è mai univoca. Quindi spiattellare cose chiare e concise può non essere per nulla risolutivo. Anzi. Magari le persone hanno dubbi, nutrono perplessità come micini da accudire. E si espongono a rate, a frazionamenti emotivi che vorrebbero avvertire, mettere in guardia, avvisare, senza uccidere. Tu dici che poi ti sfiniscono peggio, ed è sicuramente l'altro lato della medaglia. Avresti preferito che la tua compagna ti avesse detto subito "Guarda non vai bene, lasciamo perdere" invece di tirarla per le lunghe fino a ridurti uno straccio? Forse il suo intento era darti una possibilità.
    Dobbiamo essere capaci di guardare le cose a 360 gradi. Addirittura più dall'altro punto di vista che dal nostro. Perché il nostro, comunque, è avariato, inquinato dal nostro amor proprio, egoista e succube.
    Dobbiamo uscire da noi, per capire bene chi ci fa del male, e da cosa si sta difendendo.
    Sia chiaro che non sto giocando al Piccolo Psicologo. Riferisco solo di cose che mi hanno ucciso a suo tempo.

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    1. È vero probabilmente è un allungare il vino con l'acqua... dare possibilitá. Ma non parlavo della compagna, piu di situazioni lavorative.

      In generale cmq forse si, meglio tagliare quando le cose non vanno. Fa bene ad ambo le parti, rimanere nel limbo lo trovo deleterio.

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