13 maggio 2021

Una serena rassegnazione - una bellissima serena rassegnazione

Con un sorriso che toglie il respiro ma che ridona la vita.

C'era nel suo volto una serena rassegnazione
Di chi sente di aver fatto tutto e detto tutto
E di non esser stata compresa.

Ovviamente non era affatto cosi, ma era difficile distoglierla dal proprio punto di vista per comprendere bene le cose.

La verità era che lei stessa era fuggita e sfuggita via, scappando, correndo nel bosco di notte, in preda a paure recondite e timori inesistenti.

Quell'abbraccio che tanto cercava, in verità, non aveva voluto darlo lei. Ma non se ne accorse.

Era molto più semplice dire a se stessa che lui era stato cattivo, che non si meritava il suo affetto e la sua attenzione, senza accorgersi che lui era li, e l'avrebbe accolta, abbracciandola.

Quella sua serena rassegnazione ora, quel volto splendido, ma triste, trasmetteva Pace e Quiete, cosa che non era mai accaduta prima.

Tutto quello che toccava ora, diventava Pace. Se c'era una lite, la sedava. Se c'era un malcontento, cercava di rassenerare con le sue parole. Se c'era paura, infondeva Coraggio. E fu per questo che al villaggio indiano la chiamarono "Cuore di Coraggio". Perché non si fermava mai davanti ad un "no", non lo accettava. E coraggiosamente, insisteva fin quando non ci fosse stata anche là, Pace.

Capita di scegliere in un attimo. Un attimo, una scelta, una decisione ed una strada presa, per sempre.

Ma è un per sempre "temporaneo", per sempre, ma solo fino alla prossima scelta.

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Se invece di scappare, invece di fuggire nel bosco, correndo, sarebbe bastato che mi chiamasse: ed ecco, io le sarei corso incontro, a braccia aperte.

E tutto si sarebbe risolto in un abbraccio, ogni problema sarebbe scomparso, sconfitto dall'Amore.

Ballando al buio.

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In quella notte, chiunque si sarebbe dovuto preoccupare vedendola correre via lontano, passando tra albero ed albero nel bosco buio correndo al fianco di un Alce.

Ma il mio cuore conosceva la strada perché aveva compreso che soltanto chi aveva la forza ed il coraggio di attraversare il buio del bosco di notte, da solo, avrebbe potuto godere anche della Luce del sole, di giorno. Al chiaro del sapore della Vita Vera.

L'accompagnai con lo sguardo e niente seppi più di lei. Fu una scelta definitiva, la mia, la sua, la nostra.

Preferimmo il buio del bosco, alla luce delle stelle e della Luna. Perché?

È semplice. Perché guardarsi negli occhi, e sentirsi, e scoprirsi, e vedersi - ritrovarsi davvero negli occhi dell'altro - richiede Coraggio e sarebbe stata una botta al cuore che nemmeno i cuori più impavidi avrebbero mai potuto reggere. Tale era l'Amore che li univa, segreto, nascosto - nascosto anche a loro stessi - in fondo al loro cuore, che anche il solo pensiero dell'altro faceva istantaneamente nascere e crescere un calore in tutto il corpo, che veniva come preso e rapito, lasciandoli quasi in un'estasi d'Amore spirituale, ma carnale.

Un calore che tutto guariva, tutto placava, tutto riempiva, un calore gravido di bene che li cullava reciprocamente - ma distintamente - e in questo tempo del distacco e del buio della notte, era tutto ciò che avevano l'uno dell'altro.

Ed è così che scoprirono e compresero, sulla loro stessa pelle, che l'Amore guarisce, seguendo strade misteriose e non sempre del tutto comprensibili, ma strade dalla sicura destinazione: la quiete del cuore, la Pace dell'anima, il coraggio di chi non ha più paura, la forza dell'Amore che tutto può e che tutto comanda e dirige e realizza.

Ed è per questo che rividi il suo volto in sogno - anche se da lontano: potei guardarlo con altri occhi, con gli occhi di vorrebbe semplicemente essere ascoltato, con gli occhi di chi vede qualcosa come se fosse la prima volta, con gli occhi di chi aveva già visto tutto senza sapere che in realtà non aveva ancora visto niente e che soltanto ora riusciva a scorgere la Verità che si celava dietro, a tutto quello che distrattamente si vedeva.

Ora ci vedevo bene, ora la vedevo, per quello che era. Adesso semplicemente "vedevo". E la vidi, là, in mezzo alla radura, tra gli alberi di ciliegi.

Fu solo un momento, un attimo, e mi sorrise. Poi lei si girò e mi voltò le spalle. Io del resto, avevo bruciato ogni biglietto che lei per mesi mi aveva fatto recapitare quando ero nella cella, biglietti a me cari, ma anche in parte dolorosi e incerti. Fu solo per non vedere più le prove, che bruciai quei fogli, pentendomene non appena oramai avevo compiuto il folle gesto.

E insieme a lei, sognai mia nonna che, sul punto di "partire", mi stringeva forte abbracciandomi e tenendo la mani di lei nelle sue, mi disse "dovresti trovare qualcuno che ti vuole bene", come se mi indicasse esattamente lei. Sì, nel sogno mia nonna mi stava dicendo che lei mi voleva bene, e vidi la sua preoccupazione che "io fossi solo" in questo mondo che lei stava lasciando per andare nell'altro. E mi stava indicando una persona, stava tenendo la mano di quella persona nelle sue anziane mani rugose. Quasi me la stava affidando, e a lei stava affidando me.

La verità è che non riuscivo a dimenticarla, e dunque, forse, era giunto il momento di "affrontarla". E parlarle e dirle, sinceramente e semplicemente, quello che provavo nel cuore. Perché non si trattava altro che di Cuore, di un Cuore che era rimasto fermo da quegli eventi, che era ripartito per quegli eventi, che era diventato più di carne che di pietra, da quegli eventi. Custodendo tante domande, ma sentendo come non mai prima il "proprio battito vitale", la composizione sanguigna e la temporaneità della propria esistenza - che non c'è tanto tempo da perdere, la vita è breve.

Quel viso - scolpito in me - restò custodito come si tiene un tesoro in uno scrigno, chiuso nel cassetto più segreto del proprio Cuore, chiuso a chiave nel segreto più segreto, come si fa con le cose più Vere e Preziose che si possono custodire. Custodire, come il più bel regalo che il Cielo mi avesse mai fatto. Un volto, soltanto un volto, un volto che parlava al mio Cuore. 

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