23 maggio 2021

La fine del mondo - e l'inizio di altri mondi

Il mondo finisce dove metti tu il confine - o dove te lo mettono gli altri.
 
Ecco questa per me era la fine del mondo, da piccolo.

Era la "fine del mondo" uscire fuori d'estate in bici e girellare intorno al gruppo di case con i ragazzi "di quella collina". 

Era la "fine del mondo" anche quella quercia alla fine della strada sterrata perchè delimitava l'area dove potevamo muoverci liberamente e da cui iniziava "la zona proibita" da non oltrepassare mai con le bici e nemmeno a piedi.

Era effettivamente il confine del mio mondo, il confine del nostro mondo di noi che siamo cresciuti lì. Oltre questa quercia non si poteva andare.

E' bello stare dentro "un'area protetta", dove ti senti al sicuro e dove muoverti e fare tutto quello che ti viene in mente: costruire capannini, organizzare cene improvvisate, giocare a pallone, girellare in bici, trasformare dei bastoni in spade e combattersi, giocare "a famiglia" facendo finta di lavorare e di avere famiglie tra di noi, organizzare un piccolo ma funzionale finto bar per le persone anziane del posto. Là dentro, ogni estate, capitavano le cose più belle del mondo, e sempre nuove, sempre divertenti, sempre semplicemente qualcosa che ci faceva passare le giornate. Farsi rincorrere dal nonno per avergli costruito un capannino nell'orto a sua insaputa - e capitava a turno col nonno più o meno di ciascuno. E poi linverno. Rompere a sassate il ghiaccio del fontone quando era inverno, giocare con i petardi e romperli e mettere tutta insieme la polvere da sparo creando una nuvola alta e forse anche un po' pericolosa. Preparare le zucche per la giornata "dei morti" - le zucche non mancavano, tutti avevano un campo coltivato - e metterla vicino alla strada principale dove passavano molte macchine - altro confine invalicabile - per spaventarle col favore del buio. Parlarsi da casa a casa con gli walkitalkie e mettersi d'accordo "a che ore uscire". Disegnare col gesso per terra sull'asfalto, finti parcheggi per le nostre bici e striscie stradali e fare con le foglie della siepe, soldi da spendere nei nostri negozietti. Ggiocare a pallone tutti insieme - maschi e femmine - e rompere finestre e grondaie. Mangiare gelati che qualche adulto ci portava, giocare a giochi da tavola come "Hotel" o "Monopoli" o altri. Giocare a ping pong al tavolo di un amico, correre e sudare, sempre, costantemente. Giocare a guardie e ladri di giorno per i campi, mangiando frutta dagli alberi. Di notte invece, dopo cena, giocare a "nascondino al buio" vestendsi addirittura di nero per mimetizzarsi nell'oscurità mentre i vecchi giocavano a carte al tavolo del piazzale bestemmiando parole a cui ancora non davamo nessun significato particolare. Le giornate non finivano mai ed erano belle, profondamente belle, pienamente belle, piene di vita.

C'era sempre qualcosa da fare, qualcosa da inventarsi e non ci si annoiava mai. Mai.

Fin quando i confini non si sono allargati, le possibilità moltiplicate e tutto è cambiato perché siamo cresciuti tutti quanti e siamo arrivati ad essere senza confini

Quel magico mondo, è scomparso. Ma ogni volta che ci torno, ogni volta che ci passo, io rtorno ancora là, a quelle stesse giornate. E se non vado a suonare ai campanelli e a chiedere "Può uscire ..." è solo perchè la mia parte razionale adulta sas che "gli altri non sono più da quelle nonne", perchè quelle nonne, purtroppo, non rispondono più a quei campanelli - per il tempo che è passato.
 
Ogni fine di un mondo, è l'inizio di altri mondi. E i mondi nuovi, sono tutti da scoprire, da vivere, da assaporare, da sentire sulla pelle, con la stessa medesima intesità e Bellezza con cui abbiamo vissuto tutti i precedenti.

2 commenti:

  1. Passo sotto casa con papà sottobraccio claudicante mentre andiamo dal fisioterapista, passo tra quegli stessi cancelli di garage che ci vedevano protagonisti di interminabili pomeriggi estivi a giocare a pallone, e sento, ancora, la voce del mio papà gridare allora dal balcone.. vieni su che è ora di cena!! ..a quel tempo il confine del mondo era davvero in una strada a traffico zero, tra due cancelli di garage a fare da porte, e quello era il mondo, splendido e infinito. Poi i confini si allargano, vedi il bello che c'è oltre, e anche il meno bello, o il decisamente brutto.. ma quando ricapita che ricalchi lo stesso spazio dei tuoi primi dribbling, è come se si accendesse una luce vivida, a farli ricomparire quei mondi..

    RispondiElimina