8 febbraio 2020

Il silenzio del tuo respiro - e viceversa

Il respiro dell'attesa

È bello non parlarti, se non c'è più niente da dirsi.



È un rispetto reciproco di tempi e di modi, un silenzio come quel silenzio delle mattine d'inverno presto, quando aprendo la finestra in campagna si vede la brina che copre l'erba, ma che si scioglierà - dissetandola - al primo e prossimo sole del mezzogiorno.

Quanto è bello e prezioso il silenzio. Nel silenzio si medita il cambiamento, il silenzio che si oppone alle tante parole sprecate, alle parole dette per dire o per spergiurare.

Io amo il silenzio. Quel silenzio che precede la parola, il silenzio del concepimento del pensiero, l'interruzione necessaria a riprender fiato durante un lungo discorso, il silenzio che sottolinea le cose da dire senza essere una penna o un pennarello.

Il silenzio che precede una risposta importante, un silenzio del tipo "mi vuoi sposare?" - silenzio e sorrisino accennato - un silenzio rotto almeno da un pianto sincero di gioia o semplicemente da un piccolo e leggero "sì, lo voglio".

Il silenzio di chi si prepara a tirare un calcio di rigore davanti al pubblico agguerrito, il silenzio del guerriero prima di sferrare il colpo decisivo ad abbattere il nemico.

Il silenzio di chi ascolta attento, senza interrompere, il discorso più importante che l'amata possa fargli, anche se si tratta del solito discorso sull'Amore, sul cuore che batte, sullo stomaco chiuso, sulla fame sparita e sulla parola rimasta dentro - di lui - alla sola vista del suo volto, così bello, tanto bello che toglie il fiato - come il silenzio dell'attesa di rivederla.

Per ritrovarsi.
E viceversa.



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