Le occasioni perdute (non perse)

E l'altra faccia del "carpe diem", sono le occasioni non vissute.

A contarle, a riguardarle, sale veramente il mal di stomaco. Di quante occasioni perse è fatta la nostra vita?

Ovvero, quante volte non siamo stati "in grado di amare" e non abbiamo saputo amare gli altri o anche noi stessi? E quante volte non sapendo amare "nella giusta maniera noi stessi", non abbiamo saputo amare gli altri e dunque, quanto siamo stati incapaci di relazionarsi con gli altri, di saperci interagire nella giusta maniera, quante volte non siamo stati in grado di chiarirci con loro e quante volte non abbiamo saputo "dire il bene che provavamo" e "dare quello che potevamo dare" perché "diventati incapaci di donarci".

E questo è il rammarico più grande che possiamo avere. Il non aver saputo amare, soprattutto per quanto si è stati amati. Rimane l'amarezza, l'amarezza amara di non-compimento di ciò che faceva pensare che un compimento ci sarebbe stato.

Sono le occasioni perdute - e non perse - sono le occasioni che non si potranno più avere, sono andate, perdute, per sempre, passate. Dispiace il "non aver saputo amare", avendo anteposto "noi stessi" - il nostro io - le nostre durezze, il nostro orgoglio, i nostri malumori, le nostre chiusure a quell'occasione che la vita ci stava offrendo di godere del dono stesso della vita - quello di vivere, di conoscersi, di viversi, di donarsi, di ridere assieme, di piangere ascoltandosi, di con-dividere quello che è, semplicemente per quello che è e per come ci viene al momento.