15 luglio 2020

La città degli uomini morti

Uomini che in verità non pensano per conto proprio.

I robot sono efficienti, se gli insegnano bene non sbagliano mai.

Hanno solo un brutto problema: non hanno un cuore, non hanno sentimenti, non "sentono".

Ho vissuto nella città dei robot. L'ho conosciuta, l'ho calcata, ma non sono riuscito a diventare robot. Se diventi un robot hai risolto gran parte dei tuoi problemi. E l'unica cosa che devi fare è non svegliarti più perché, ogni tanto si vede qualche risveglio, e ne scorgi i fortissimi dolori sul volto.

Per alcuni il risveglio è una grazia, per altri, un patire continuo perché diventare robot non permette più di recepire altri messaggi se non quelli che i robot possono recepire e, nonostante l'evoluzione tecnologica abbia fatto enormi e mastodontici progressi, il numero di segnali in ricezione dei robot rimane pur sempre un numero finito e limitato.

Si erano scordati la loro identità di esseri umani.

3 maggio 2012
Riscoprire di avere un cuore, dei sentimenti, degli affetti, di "essere" ed "esseri capaci i sentimenti umani grandissimi", è probabilmente tutto ciò di cui abbiamo davvero bisogno.

Si tratta di scoprirsi, riconoscersi e finalmente viversi per quello che siamo, anche con i nostri difetti e non alla ricerca di una perfezione di stile o i contenuti, ma semplicemente "accogliersi" per quello che siamo, anche un po' storti, storpi, zoppi e ciechi.

Poi se qualcosa si può migliorare, si migliorerà. Ma non muore nessuno.

Al contrario, passare dalla non accettazione di se stessi, in una logica di super uomo, porta a non amarsi e a non sapersi apprezzarsi nella semplicità di quello che si è.

I robot non sono esseri pensanti, non hanno sogni, idee, non hanno moti dell'anima. Davvero è la strada giusta quella di "diventare dei robot" non pensanti e che "non sentono" più niente di bello, di brutto, di doloroso, di profondo?

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